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Oddati: “I nostri obiettivi sono di non lasciare indietro nessuno e delineare una prospettiva per la fine dell’emergenza”

«Al governo abbiamo consegnato 30 pagine di proposte del Pd per fronteggiare l’emergenza e migliorare quanto fatto col primo decreto, quello di marzo», spiega a Il Mattino Nicola Oddati, responsabile dell’iniziativa politica della segreteria nazionale Pd.

Che obiettivi vi siete posti?

«Tentare di non lasciare indietro e da solo nessuno, quale che fosse la sua condizione economica, professionale e lavorativa all’inizio della pandemia. Secondo: delineare una prospettiva per la fine della emergenza e per le fasi che seguiranno. Ovviamente non sarà possibile accogliere tutto. Per quanto lo scostamento del deficit che sarà proposto al Parlamento sarà notevolissimo, ci saranno inevitabilmente vincoli finanziari».

Entriamo nel dettaglio.

«Ci sono quattro temi di fondo. Anzitutto sostenere i comuni e accogliere le proposte dell’Anci. Chiedono 3,5 miliardi come ristoro per le mancate entrate e c’è la nostra piena condivisione. Poi il bonus per i lavoratori autonomi e le partite iva, da estendere qualitativamente e quantitativamente, in modo da toccare davvero tutti quelli che hanno subito una perdita di fatturato e una riduzione, a volte drammatica, di entrate. Ma serve un reddito di emergenza che impedisca ad oltre due milioni di persone di scivolare drammaticamente al di sotto della soglia di povertà. Siamo un Paese in cui esiste il reddito di cittadinanza ma il fatto stesso che ci poniamo il problema di un altro strumento che lo integri e lo completi, è l’esplicita conferma che va rivisto e migliorato. Il quarto grande tema riguarda proprio il sistema imprenditoriale. Oltre alle misure per la tutela del lavoro, dalla cassa integrazione all’estensione della Naspi e della Disscall, servono misure a sostegno delle imprese. Crediti di imposta, contributi nei settori più esposti e dove sarà più difficile e lunga la ripresa, aiuti a sostenere costi e riduzione della pressione fiscale».

Rimangono i paletti dell’Europa.

«Considero fondamentale una positiva conclusione del Consiglio d’Europa. Senza un grande fondo per la rinascita, che metta sul piatto centinaia di miliardi, non solo noi, ma tutti i Paesi faranno molta fatica a risollevarsi e a tornare a crescere. Ecco perché servono gli eurobond e serve solidarietà. E servirebbe unità di tutte le forze politiche e diplomazia verso gli stati più chiusi e riottosi».

In quest’emergenza la Lombardia, che chiedeva con forza l’autonomia, ha mostrato tutto i suoi limiti sulla sanità.

«L’epidemia ci ha detto che serve una forte sanità pubblica e che dobbiamo rivedere il rapporto tra lo stato e le regioni. Sono temi di riforma dello stato e delle istituzioni che non sono più rinviabili. Non voglio fare polemica, ma immaginate cosa sarebbe successo se avessimo accolto così com’era la proposta di autonomia avanzata da Fontana».

Alcuni governatori volevano votare in estate. Lei?

«Trovo corretta la decisione del governo di aprire una finestra elettorale tra settembre e dicembre: ancora non siamo nella seconda fase e non siamo usciti dal pericolo. Pensare di organizzare liste e campagna elettorale tra maggio e giugno, sarebbe stato un grande azzardo».

Intanto abbiamo dovuto assistere ad uno scontro a distanza tra De Luca e il ministro Provenzano, due nomi di peso nel Pd.

«Tra i governatori De Luca ha dato buona prova. Anche i provvedimenti economici che hanno integrato quelli del governo sono importanti. Ritengo però che sia fondamentale anche la collaborazione e il coordinamento con il governo e in particolare con il Ministero per il Sud, che in questi mesi e in questa fase sta facendo un gran lavoro».

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