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Oddati: “Chi vuole sostituire Zingaretti lo dica in assemblea”

“Se qualcuno vuole il congresso per sostituire il segretario deve venire a dirlo apertamente in assemblea, anziché farlo trapelare sui giornali. Altrimenti sorge il dubbio che si voglia fare solo ammuina”.

Da statuto i congressi si fanno ogni quattro anni ed il segretario eletto a marzo 2019 gode di una maggioranza solidissima all’interno del Pd, quindi alla prossima assemblea nazionale iniziamo una discussione seria e rigorosa sulla nostra identità e sulle alleanze. E poi vediamo se serve anche altro e di più. Tutte le riunioni della direzione convocata nei passaggi più importanti e decisivi degli ultimi due anni si sono conclusi con un voto unanime. Mai nessuno si è alzato per dire non sono d’accordo. Nemmeno quando si è provato a salvare il Conte II, unico punto di equilibrio possibile. Come poi si è dimostrato.”

In merito ad un futuro Congresso, Oddati, Coordinatore della Segreteria, in una intervista edita da Repubblica, continua “Se ne parla solo sui giornali, fin qui nessuno ha avanzato una richiesta formale. Mi chiedo perché il congresso non è stato chiesto nell’agosto 2019, quando tutti insieme abbiamo deciso, con tanti dubbi iniziali, di dar vita all’alleanza con i 5s nel secondo gabinetto Conte? Quel che accade adesso è la prosecuzione di un rapporto nato allora, serve per dare al campo progressista la forza per competere con i sovranisti”.

“La formazione del governo del presidente è stato un passaggio delicato sia per il centrodestra, sia per il centrosinistra. Ma mentre il centrodestra si è spaccato, con FdI che è rimasto fuori, tutte le forze progressiste sono entrate. E trovo autolesionistico che quelli che hanno registrato difficoltà minori si mettano a litigare anziché gioire per la frana degli avversari”.

“Ricordo che nel 2018 il delirio dell’autosufficienza ci ha portati alla peggiore sconfitta della nostra storia e all’autoisolamento. Pensare di poter assorbire dentro il Pd tutte le istanze della società italiana, ti impedisce di avere un’identità. Questo non significa rinunciare alla vocazione maggioritaria, che noi vogliamo mantenere, ma dentro un quadro di realismo e concretezza: solo un Pd che diventa il motore di alleanze ampie può rendere il centrosinistra competitivo“.

“Guardare al centro non significa essere strabici: guardare cioè solo da un lato e non dall’altro. In tutte le ultime elezioni, nei Comuni e nelle città, abbiamo aggregato forze politiche e civiche a noi affini. Non c’è mai stata alcuna preclusione. Più saremo capaci di costruire alleanze ed essere centrali nello schieramento, più saremo forti e credibili“.

Oddati continua, in merito alle correnti “Si può parlare contro le correnti per fare l’anima bella, o perché ci si crede. Io penso che De Caro ed i sindaci come lui possano aiutare Zingaretti a rovesciare la piramide, a dare voce ai militanti, alle donne, ai giovani. Escano dalle correnti e dai caminetti. Costruiamo un partito nuovo, come ci hanno chiesto meno di due anni fa un milione e mezzo di elettori delle primarie“.

“Il segretario ha avuto un grande merito, che però si è rivelato anche un limite. Ha fatto di tutto per tenere insieme il partito: uno sforzo di generosità enorme, direi necessario per restituire centralità al Pd. Ma questa fortissima tensione unitaria lo ha portato talvolta a rinunciare alle sue idee per far prevalere la sintesi. Per questo, dopo due anni complicatissimi, è ora di dedicarsi a un radicale rinnovamento del Pd. Un partito che parli alle persone, alle loro paure e ai loro bisogni: questa è la vocazione maggioritaria, non una formula vuota“.

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