Nicola Oddati, già assessore comunale a Napoli, è responsabile per il Mezzogiorno nella segreteria nazionale del Pd.
Oddati, che valutazioni si possono fare sulla base delle proiezioni elettorali?
«Diciamo che questi dati esprimono in Emilia Romagna un successo significativo e importante per il centrosinistra. E proprio nella regione che la Lega considerava la madre di tutte le battaglie elettorali».
Il Pd ha iniziato a frenare l’offensiva del centrodestra, partendo da una delle regioni roccaforte della sinistra?
«Sicuramente. L’annunciata spallata al Pd e al centrosinistra non si è realizzata. La roccaforte della sinistra non è stata espugnata».
Come interpreta questo risultato elettorale?
«In Emilia Romagna, c’è stata una forte reazione dell’elettorato anche in termini di partecipazione, e su questo è stato determinante l’apporto del movimento delle Sardine. Anche in Calabria, dove è prevalso il centro destra, il Pd non ha sfigurato, tenendo conto che, in questa regione, tre candidati su quattro provenivano dalla stessa area della sinistra».
Che effetti potranno avere nel Pd questi risultati?
«Sicuramente, il Pd è in risalita nonostante le scissioni di Renzi e Calenda. Esce vincente la strategia politica di Zingaretti tesa a un allargamento ampio di consensi e alleanze per riuscire a frenare l’ondata populista e l’avanzata della Lega».
Che riflessi avranno sul governo questi risultati?
«Riflessi positivi, il governo ne esce rafforzato e potrà andare avanti anche fino al termine delle legislatura. Occorre, però, fissare un’agenda chiara di temi su cui avviare una seria verifica di rilancio. Ha prevalso il partito che, nel governo, ha dimostrato più senso di responsabilità e minore litigiosità».
Ritiene che nel Pd la segreteria Zingaretti esca più forte dopo queste elezioni?
«Sicuramente. Va considerato che, tra i leader politici, solo Zingaretti e Salvini hanno messo la faccia in questa campagna elettorale. Mi sembra che, dal calo evidente dei 5 Stelle, emerga il messaggio che la politica dell’isolamento a tutti i costi non paga. Va coltivata invece la strategia delle alleanze allargate da incrementare per prevalere sul centrodestra».
Questa lettura potrà avere riflessi sulle prossime elezioni regionali come quelle campane?
«Anche, sì. Dalla vittoria in Emilia Romagna, con un presidente che ha ben governato, che ha coltivato consensi, è riconoscibile ed è credibile, scaturisce un chiaro insegnamento. Laddove esistono condizioni analoghe, con presidenti come De Luca in Campania, non si vede come non si possa andare a una ricandidatura. I 5 Stelle devono riflettere e aprire alle alleanze la loro politica. Non si comprende come l’intesa con noi possa andare bene a Roma e non nelle Regioni».
È partita la rimonta del centrosinistra e del Pd, primo partito in Emilia Romagna come in Calabria?
«Sì, il Pd uscì sconfitto alle politiche e alle europee in Emilia Romagna. La rimonta c’è stata rispetto a entrambi questi precedenti elettorali. È la conferma della bontà dell’offerta politica e della credibilità che il Pd va riconquistando».