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Nilde Iotti a cento anni dalla nascita. La forza della democrazia parlamentare e delle donne nelle sfide di domani

“Una donna straordinariamente moderna, straordinariamente importante per la storia d’Italia, della politica e delle istituzioni italiane, e che offre ancora oggi molti spunti per la nostra vita”. Così Stefano Menichini introduce il dibattito che la Festa nazionale dell’unità dedica a Nilde Iotti, a cento anni dalla sua nascita a poca distanza da qui, a Reggio Emilia.

 

Il Parlamento, luogo di politiche pubbliche

E sulla figura di Iotti riformatrice, e sulla centralità di quell’esempio, riflette Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, evidenziando come la sua sia “una figura di protagonista del parlamentarismo: non poteva essere diversamente, è la figura della costruttrice di una democrazia parlamentare che usciva da una dittatura. Era molto chiaro a madri e padri costituenti che ci dovesse essere la divisione dei poteri e un ruolo molto forte di controllo del Parlamento”.

Il Parlamento, dunque, “era il luogo, sempre, di un dibattito e di proposta di politiche pubbliche, così come lo Stato era promotore di politiche pubbliche e di grandi riforme, che incontravano la vita materiale e la condizione esistenziale delle persone”. Per Rossomando questo è spunto di riflessione prezioso, e vivo, sulle crisi che stanno attraversando la politica oggi.

“Le madri e i padri costituenti avevano ben chiaro il tema del rapporto fra la cittadinanza e il potere, e di come si organizza il consenso in un quadro democratico”. Il rischio che corriamo, per Rossomando, è quello di una retrocessione democratica, laddove venga a mancare quel “rapporto di, libertà” dei cittadini con la propria rappresentanza, in favore di “un potere altro, non democraticamente eletto”, e vengano presentate come auspicabili “soluzioni non tutelanti per il cittadino. Il grande confronto è su questo: che i centri del potere decidente rischiano di essere altri da quelli che vedono un percorso democratico, partecipato, consapevole”.

 

Donne e uomini che nascono classe popolare e diventano classe dirigente

“L’8 marzo del 1946 Nilde Iotti, presidente provinciale dell’Udi e consigliere comunale non iscritta al Pci, parlò dal balcone del Teatro di Reggio a migliaia di donne che non avevano ancora il diritto di voto. Si dice che la sua storia politica inizi qui”, ricorda il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi. Con l’orgoglio di chi testimonia come la città che amministra e in cui Iotti è nata “non sarebbe la stessa se non ci fossero state figure come lei”, ma che anche la storia di Nilde sarebbe stata diversa “se non avesse tenuto in sé il senso profondo delle storie che partivano dalla sua terra. La sua biografia, la sua complessità, il legame con la famiglia di estrazione popolare, che, in quegli anni 40, sente il bisogno di spingere i figli verso la conoscenza, l’educazione”, ravvedendo in essi il “motore di mobilità sociale”, e riconoscendo “in quei valori il futuro del Paese”. Motore e valori che danno strada a “una generazione di donne e uomini che nascono classe popolare e diventano classe dirigente”.

 

Simbolo dell’emancipazione femminile

“L’esperienza, l’impegno, la passione, le battaglie di Nilde Iotti sono ancora oggi un faro”, un orientamento su cui lavorare, per la presidente del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, Emma Petitti. “Nilde Iotti è stata ed è simbolo dell’emancipazione femminile” per il suo percorso di vita, le sue lotte, la “passione per la politica come strumento per cambiare la società e superare le diseguaglianze”.
Un faro che illumina una strada ancora lunga, perché “quando parliamo di libertà, di autonomia, di pari opportunità sappiamo che dobbiamo mettere al centro la questione economica e lavorativa” e “su questo oggi – ammonisce Petitti – ci giochiamo la qualità della democrazia italiana”.

 

Una donna moderna in un Paese maschilista

“Una donna contemporanea che ci lascia una grande eredità, su due punti cruciali: il modo di concepire la politica e il modo di esercitare la leadership femminile nella politica”. Questa è la Nilde Iotti della presidente della Fondazione a lei dedicata, Livia Turco. Una Iotti moderna, è “grazie a Nilde che si parlò per la prima volta delle Madri costituenti, in questo Paese maschilista, bellamente e volutamente ignorate”, che per anni e anni ha ricordato solo padri. Mentre madre Nilde lo è stata anche dell’Unione europea, ricorda Turco. “Fin dal 69 ha partecipato con Amendola alla delegazione del PCI, in anni in cui dire Unione europea non era certo facile”.

E moderna, ancora, è stata sulle riforme costituzionali, insiste Turco: “In questi anni in cui abbiamo sentito il Parlamento ridotto a poltrone mi immagino Nilde, una donna guerriera, difenderne la dignità, l’efficacia, la centralità, l’autorevolezza”.

 

Consapevolezza individuale, pratica del noi e solidarietà generazionale

“Ci chiedeva di essere competenti, a modo, e avere un forte legame col territorio, e di studiare”, ricorda Turco. “Suo padre, ferroviere antifascista, le diceva ‘Studia, studia Nilde perché loro sanno’. Loro, la classe dirigente”. E perché tutti potessero ambire a diventare classe sapiente, e classe dirigente, Nilde ha voluto la biblioteca della Camera aperta a tutti. Il Parlamento luogo di partecipazione e di formazione dei cittadini. Lo voleva così.

Una donna “consapevole del suo valore individuale”, spiega Livia Turco, che “ha sempre portato avanti la leadership del noi: il noi nel legame col territorio, il noi con le donne, e nel volere una politica popolare, che incarnasse questo noi. Consapevolezza individuale, pratica del noi e solidarietà generazionale: un esempio luminoso, se vogliamo costruire leadership femminile”.

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