Sintesi dell’intervento di Dario Nardella su La Repubblica
La Piazza di Santa Croce che ha portato a Firenze ventimila persone a manifestare solidarietà e sostegno al popolo ucraino, in collegamento con il Presidente Zelensky, è stata una piazza matura e coraggiosa che ha parlato all’Italia e all’Europa intera. Sabato le diverse forze politiche e sindacali hanno mostrato la maturità di una classe dirigente che mette in secondo piano le ragioni di parte a favore di un sentire comune dettato dalla gravità della situazione internazionale e dalla posta in gioco per l’Italia: essere in quella piazza ha significato per ciascuno riconoscere la differenza inequivocabile tra un aggressore e un aggredito. A partire da questo punto condiviso è comprensibile e perfino scontato che vi sia un dibattito sul “come” e non sul “se” supportare l’Ucraina e contrastare l’aggressore.
La strada da percorrere è quella dell’Europa, così come David Sassoli l’aveva immaginata. Costruire un’Europa più forte che vada ben oltre l’unità monetaria e finanziaria con l’accelerazione della costituzione di una difesa comune europea, una vera politica estera comune, un sistema di tutele sociali e civili senza distinzioni tra paesi membri, il pieno coinvolgimento delle comunità locali e di chi le governa nei luoghi dove si prendono le decisioni.
La consapevolezza di essere europei ci rende esigenti e critici, senza rigidità ideologiche, rispetto agli errori e alle debolezze di un Occidente chiamato a costruire un nuovo equilibrio mondiale. Sta alla politica italiana ed europea far crescere lo “spirito di Santa Croce” e la spinta delle cento città che hanno manifestato il 12 marzo, dimostrando ai governi nazionali che si può parlare con una sola voce.
L’intervento integrale su La Repubblica