«La questione dei vitalizi dei parlamentari ha bisogno di un momento di verità».
Alessia Morani, vicecapogruppo alla Camera PD, è pronta a partire in contropiede. Ovvero?
«Abbiamo il dovere di fare di più. Non si tratta di demagogia ma di giustizia sociale: con la legge Fornero sono stati chiesti grandi sacrifici ai lavoratori italiani ed è giusto che adesso le diseguaglianze e le distanze tra palazzi e persone si accorcino sino ad annullarsi. Se è vero che i vitalizi nascono per consentire l`accesso alle istituzioni a tutti i cittadini, anche a quelli meno abbienti, ed è giusto dunque che la politica, che pure è servizio, sia retribuita, non è più tollerabile che alcuni cittadini, i par- lamentari in questo caso, abbiano trattamenti pensionisticii di favore».
Eppure la vostra proposta di legge era rimasta ferma due anni.
«E` una disparità che la sinistra per prima ha denunciato presentando la proposta di legge dell`onorevole Richetti ma anche quelle dei deputati Sanna e Giacobbe. Si tratta di una norma dura che punta a rottamare le attuali pensioni dei parlamentari, sia quelli che hanno terminato il mandato sia quanti, come me, sono ancora in carica, con l`obiettivo di equiparare il sistema contributivo con quello in vigore per i lavoratori dipendenti. Stesso trattamento deve valere anche per i
consiglieri regionali».
E come pensate di convincere i colleghi?
«Sarà un percorso difficile quello che dovrà convincere la maggioranza dei parlamentari ad autoriformarsi, ma credo sia importante lavorare per creare giustizia sociale. Lo deve fare la politica, la sola che può riformare la casta. Vorrei che questa diciassettesima legislatura terminasse il suo iter di impronta riformista con un provvedimento giusto che riguarda privilegi anacronistici di cui nel prossimo parlamento non dovrebbe esserci più traccia».