«Non abbiamo nessuna intenzione di fare una manovra correttiva che incida negativamente sulla crescita dell’economia. Se è questo quello che vuole la Commissione Ue, la nostra risposta sarà no». Enrico Morando, viceministro all’Economia, non nasconde una certa irritazione per la richiesta appena arrivata da Bruxelles di una correzione dei conti pubblici del 2017 di 3,4 miliardi di euro, due decimali di prodotto interno lordo.
Non ve l’aspettavate?
«L’iniziativa della Commissione era in qualche modo annunciata. Non c’è piaciuto il modo, con un’anticipazione sulla stampa».
E sulla sostanza dei rilievi mossi?
«Anche qui avremmo qualcosa da dire. Da tempo, dall’Eurogruppo di novembre, è stato posto all’Italia il problema di uno scostamento dalla regola del debito, e da allora abbiamo avviato una discussione per vedere come affrontarlo, ma in un contesto in cui abbiamo posto immediatamente l’esigenza di tener conto dell’obbligo che abbiamo verso il Paese, e la Comunità, di non pregiudicare le prospettive di crescita economica».
Una manovra correttiva di 0,2 punti lo farebbe?
«Non voglio neanche sentire parlare di manovra correttiva. Come ha dimostrato il dibattito dell’autunno scorso sulla validazione delle prospettive di crescita con l’Ufficio di Bilancio, c’è un rapporto matematico tra il livello dell’indebitamento, il deficit, e la crescita dell’economia».
Tagliare il deficit vuol dire togliere spunti alla crescita?
«Sì ed è un’impostazione da correggere. Se le regole di finanza pubblica vengono ipostatizzate, se non vogliono sentire altri argomenti, è come se ci dicessero che la crescita è un vincolo e il consolidamento fiscale l’obiettivo. Per noi è esattamente il contrario, e ci regoliamo di conseguenza».
Quindi si va allo scontro?
«Vogliamo discutere con la Ue per arrivare a due obiettivi. Vediamo quali sono le misure che mette in campo l’Europa per sostenere la crescita dell’economia, e in quel contesto siamo disposti ad operare perché ci sia il rispetto formale delle regole sui conti, insieme alla conferma dei nostri obiettivi di crescita».
Che interventi solleciterete a Bruxelles?
«Tanto per cominciare chiederemo che si rispettino anche le altre regole. Quella sul surplus eccessivo della bilancia commerciale e dei pagamenti è o non è una regola? Se la Germania la rispettasse ci sarebbe più spazio per la crescita di altri paesi».
Punterete a ridurre la richiesta di correzione?
«Anche. E se fosse necessario fare qualcosa, in quel contesto, lo faremo».
Senza una manovra?
«La riforma del bilancio valorizza i risultati che si possono ottenere sul piano amministrativo. Non è per forza necessaria un’iniziativa legislativa».
Ridurre gli stanziamenti di spesa non toglie crescita?
«Se lo dovremo fare, staremo attenti a non agire sulla spesa che serve a ridurre le diseguaglianze. Quegli interventi pesano sulla crescita più di altri. Come l’aumento delle tasse su imprese e lavoro rispetto ad altre entrate».