Se è vero che il Pd si deve caratterizzare soprattutto per le misure sociali e la protezione delle fasce più disagiate della popolazione, allora la politica fiscale del governo giallorosso acquista un significato primario.
E per questo i Dem spingono per una riforma Irpef che dovrà vedere la luce nelle sue linee guida entro aprile con la presentazione del Def. Un tema delicato cui sta lavorando in queste settimane anche il viceministro dell’Economia Antonio Misiani.
In questa fase, come intendete rispondere alla domanda di redistribuzione che arriva dalle fasce sociali più basse?
«I dati Eurostat confermano l’elevato livello delle disuguaglianze nel Paese. È un problema che va affrontato con più strumenti. Il fisco di certo, ma anche le politiche sociali e il sistema di istruzione e formazione».
E sul fisco che volete fare?
«Nel 2020 interverremo per abbassare le tasse ai lavoratori dipendenti, tagliando il cuneo fiscale. L’ipotesi è di farlo innanzitutto a favore dei redditi medi, esclusi dal bonus di 80 euro e gravati da un’aliquota marginale Irpef molto elevata. In concreto ciò vuol dire ridurre le tasse fino a 1000 euro Vanno per 4,5 milioni di contribuenti. Stiamo valutando poi gli spazi per aiutare anche chi oggi prende il bonus, che sono 10 milioni di lavoratori. Discuteremo tutto in maggioranza e con le parti sociali».
Ma sull’Irpef che farete?
«La riforma dell’Irpef è complessa, saranno necessari mesi di lavoro. Bisogna partire dalle criticità dell’imposta. La prima, il peso eccessivo sui contribuenti del terzo scaglione, quelli che guadagnano dai 28 mila a 55 mila euro annui, su cui grava un’aliquota marginale del 38 per cento rispetto al 27 per cento del secondo scaglione. L’altra criticità è l’affastellarsi di detrazioni e deduzioni fiscali, che vanno razionalizzate, senza toccare i pilastri come i mutui, le spese sanitarie, quelle scolastiche, i bonus per l’edilizia. E poi c’è la necessità di riorganizzare e unificare in un assegno universale per le famiglie gli strumenti di sostegno per i figli a carico, detrazioni irpef, assegno per nucleo familiare, maggiorazione per famiglie numerose e bonus bebè. Come si vede un lavoro complesso, per il quale bisogna simulare un impatto sui singoli contribuenti. L’obiettivo, in ogni caso, è alleggerire il carico e renderlo più equo».
Alla fine ridurrete le aliquote pur senza varare una Flat tax?
«Noi siamo per la progressività del sistema fiscale. Il carico va ridotto sui redditi medi e bassi, non su quelli più elevati. C’è anche chi propone tra noi di alzare leggermente l’aliquota massima per i redditi più alti, che sono l’un per cento del totale. Ne discuteremo: è una misura da cui si ricava relativamente poco ma potrebbe essere un segnale utile di rafforzamento della progressività. Porteremo le nostre riflessioni al premier e le condivideremo con la maggioranza. Col DEF dovremmo mettere a punto una proposta compiuta».
E su quota 100 che intenzioni avete, visto che i lavoratori prossimi alla pensione chiedono certezze?
«Non la prorogheremo. Vogliamo introdurre dal 2022 un meccanismo di pensionamento flessibile ma più equo e finanziariamente sostenibile di quota 100».