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Misiani: Il bonus 110% durerà tre anni grazie ai fondi Ue

Bonus 110%

Il governo punta “sull’efficientamento energetico degli edifici. Se sarà possibile rendicontare nel Recovery Fund il bonus 110%, credo che questa misura vada prolungata per tutto l’orizzonte temporale di impegno delle risorse europee, ossia fino al 2023. Questa potrebbe essere una delle scelte strategiche da inserire nella prossima legge di bilancio”. Lo afferma il vice ministro dell’Economia Antonio Misiani in un’intervista al Messaggero.

Tim e Cdp stanno per dare vita alla società della rete unica. Avrà la possibilità di usare i fondi del Recovery?

“Speriamo di sì – risponde Misiani -. La società unica della fibra è un progetto strategico del Paese che ha senso ad alcune condizioni: che ci sia nella governance un ruolo centrale di Cdp, che il progetto sia aperto alla partecipazione di tutti gli operatori e dei fondi infrastrutturali, e che la società possa accedere ai fondi europei”.

“L’economia è in ripresa, anche se il recupero è molto differenziato settore per settore. Dovremo continuare a proteggere le imprese e le famiglie cambiando però, il mix di politica economica – spiega il vice ministro -. La legge di Bilancio dovrà cambiare passo rispetto ai decreti anticrisi di questi mesi, mettendo in campo una serie di riforme strutturali e una fortissima spinta per gli investimenti pubblici e privati”.

Tra le riforme strutturali, quella più attesa è la riforma fiscale. Il ministro Roberto Gualtieri ha parlato di “debonusizzazione” del sistema. Significa addio al bonus di 100 euro in busta paga?

“La riforma fiscale deve essere funzionale ad una serie di obiettivi – spiega il Misiani -: alleggerire le famiglie con figli a carico, sui redditi medi e bassi, e razionalizzare le tax expenditures. Servirà individuare un modello di organizzazione dell’Irpef che sia il più rispondente a questi criteri”.

“Qualunque modello che preveda l’assorbimento del bonus 100 euro non dovrà comportare alcun aumento del carico fiscale sui contribuenti interessati, ma anzi inserirsi in un contesto di riduzione del prelievo sui redditi bassi e medi. Sul tavolo ci sono diverse ipotesi. Il modello tedesco è sicuramente una delle più interessanti. Sulla riforma ci confronteremo all’interno della maggioranza e con le organizzazioni economiche e sociali, valutando il sistema che più si avvicina agli obiettivi che intendiamo raggiungere. Tenendo bene in mente che operiamo in quadro in cui non ci sono risorse infinite”, conclude Misiani.

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