Sintesi dell’intervista di Nicola Pini su Avvenire
“Quella di Salvini è una tempesta in un bicchier d’acqua. Draghi è stato molto netto: non ci sarà nessuna patrimoniale, nessuna variazione delle tasse sugli immobili. Spero torni a prevalere il buonsenso, perché la riforma è attesa da anni e la Lega commetterebbe un grave errore se la bloccasse per ragioni strumentali che non hanno nulla a che vedere con le proposte del governo”. Così Antonio Misiani, Responsabile Economia e Finanze, in una intervista ad Avvenire.
Prosegue spiegando i punti salienti del Def: “La revisione del catasto farà una fotografia aggiornata della situazione attuale, un atto di trasparenza e giustizia verso i contribuenti: avremo contezza dell’enorme numero di immobili che oggi non sono censiti e non pagano un euro di tasse ed emergeranno milioni di immobili che oggi pagano più del dovuto perché i loro valori si sono svalutati ma la tassazione è rimasta la stessa”.
Per quanto riguarda il lavoro, invece, Misiani illustra: “La legge delega punta a tre traguardi: taglio dell’Irpef, superamento graduale dell’Irap e revisione dell’Ires. Siamo in una fase di ripresa superiore alle aspettative ma abbiamo ancora mezzo milione di lavoratori in meno rispetto al periodo pre-Covid, bisogna favorire la nuova occupazione e sostenere il potere acquisto”.
Nello specifico, ci sarà anche una parte che riguarderà agevolazioni per le imprese: “Da gennaio va a regime l’assegno unico universale per le famiglie, dobbiamo decidere che fine fa questo contributo. La nostra proposta è quello di cancellarlo per tutti, sgravando le imprese per 1,7 miliardi”.
Misiani chiude con le proposte del PD: “Noi insisteremo perché la politica di bilancio sia in linea con gli investimenti e le riforme che abbiamo scritto nel piano di ripresa. Servono forti stanziamenti aggiuntivi su welfare, istruzione e sanità. Il Pnrr finanzia nuove infrastrutture sociali, sanitarie ed educative. L’altro tema è quello degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive: nel Paese ci sono ferite sociali aperte che dobbiamo ricucire”.
Intervista integrale su Avvenire