Alle lodi del suo successore al Viminale, Matteo Salvini, l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti replica con una serie di battute sferzanti. Parlando a Siena, a sostegno della candidatura a sindaco di Bruno Valentini del Pd, lancia la controffensiva su immigrazione e terrorismo. Raccomandando al nuovo governo di smetterla con i proclami.
Onorevole Minniti, le fanno piacere le parole di Salvini?
«Il momento della propaganda è finito, ora si devono assumere la responsabilità di governare. Servono i fatti, e i primi passi non sono certo incoraggianti».
Quali sono i passi che non la rassicurano?
«Appena insediato come ministro dell’Interno, andai a Tunisi e a Tripoli per stringere accordi e per tessere rapporti con quei governi. Il mio successore, il primo giorno da ministro, ha accusato la Tunisia di esportare galeotti. Con il risultato che il governo di Tunisi ha convocato il nostro ambasciatore per chiarimenti».
Che rapporti bisogna avere con la Tunisia?
«E un Paese chiave, sia sul terreno dei flussi migratori, sia sulla questione dei rimpatri. Io raccomando prudenza nelle parole, la Tunisia è il Paese che ha più collaborato con noi. Nessuno deve avere, nemmeno per un attimo, l’illusione che da soli si possano governare flussi migratori epocali. O addirittura contro gli altri. Bisogna chiudere al più presto quest’incidente diplomatico».
Lei chiede più dialogo, ma sembra che si vada nella direzione opposta.
«Mi auguro che nessuno ripeta, da uomo di governo, quello che ha detto in campagna elettorale, che per l’Islam non c’è spazio nella nostra Costituzione. Il 2017 è stato l’anno con il maggior numero di attentati terroristici in Europa. Ed è stato l’anno in cui l’Italia ha battuto ogni record per presenze turistiche. La sicurezza del nostro Paese non può cambiare ai ritmi delle campagne elettorali. Così rischiamo di ritrovarci al centro dei conflitti».
Lei consiglia a Salvini di seguire le sue mosse?
«Le politiche di governo dei flussi migratori e quelle sulla sicurezza e sull’antiterrorismo sono un patrimonio intangibile dell’Italia e come tali devono essere considerate. Non possono entrare nello spoil system politico. I ministri possono cambiare, ma le strategie e le politiche restano. E sono quelle che hanno reso l’Italia più sicura».