“Siamo di fronte a una vicenda storica, chi cercasse oggi di minimizzare o di strumentalizzare ciò che è avvenuto commetterebbe un errore politico. Il voto inglese pesa come un macigno per la storia del’Ue”. Lo afferma il premier MatteoRenzinel corso delle comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo.
“Non entro qui nel merito dell’articolo 50” che aprirà il negoziato per l’uscita dall’Ue della Gran Bretagna “e sulle regole del gioco. Sono dinamiche che affronteremo in sede europea. Ma l’Italia dice che tutto può fare l’Europa tranne che aprire per un anno una discussione sulle procedure dopo aver discusso un anno sulle trattative. Così si perde di vista il messaggio del referendum” inglese.
“Se oggi, a dispetto di larga parte delle previsioni, con affluenza straordinaria”, ha vinto la Brexit, “tutto possiamo fare tranne che fare finta di niente. Se il popolo vota e altrove si cerca di mettere la pezza su ciò che il popolo ha deciso, si mina il gioco democratico. Serve questa consapevolezza indipendentemente dalle opinioni del singolo”.
“Quello che si apre domani è un vertice Ue, temo non sarà l’ultimo a occuparsi di questi argomenti, che dovrà essere concentrato non solo sull’uscita della Gran Bretagna ma anche su rilancio dell’Ue, su come impostare una strategia”.
“Questo è momento per riportare Ue alla sua forte identità, un’Ue che combatte una battaglia di giustizia sociale non solo burocratica”.
“Oggi manca la consapevolezza della gravità della situazione: non vorrei che si potesse pensare di far finta di niente o che si possa immaginare un percorso molto lungo in attesa di un altro referendum”.
“Ciò che è avvenuto nel Regno Unito può essere la più grande occasione per l’Europa se smettiamo di stare sulla difensiva”, ha aggiunto.
“Le ragioni per le quali abbiamo criticato dall’interno le istituzioni Ue cercando di portare il nostro contributo sono rese più forti che mai dalle dinamiche voto inglese. L’Ue si deve occupare più di questione sociali e meno di questione burocratiche”, ha concluso Renzi.
“L’Italia farà la sua parte in tutti i format necessari. Il nostro compito è dare una mano, costruire ponti e non muri. Abbiamo dato la nostra adesione non per cercare chissà quale ruolo, ma perché siamo convinti che possa essere di aiuto anche ai nostri amici francesi e tedeschi”.
“E’ il momento della responsabilità e non della improvvisazione. Si torni a credere in una Europa capace di suscitare speranze e non di generare soltanto paure”.
“Questo momento può essere un momento di ripartenza se mettiamo al centro i valori che hanno fatto grande la nostra casa. E’ il momento di ripartire da Ventotene, dalla formazione dei giovani, avere uno sguardo di insieme globale che non sia solo temporaneo ma sul lungo periodo”.
********************************
“Si tratta di un voto che va rispettato, perché in un momento in cui mettiamo in discussione il voto di un popolo, mettiamo in discussione l’idea stessa del gioco democratico. La Gran Bretagna ha deciso, si prenda atto che si volta pagina”. Lo afferma il premier MatteoRenzinel corso delle comunicazioni alla Camera.
“Più crescita e investimenti, meno austerity e burocrazia. Questa è la linea che portiamo avanti da due anni, prima in ‘beata solitudo’ poi con più consenso. Oggi siamo davanti a un bivio”.
“Penso sia ora di provare insieme a far sentire la voce dell’Italia indipendentemente dalle posizioni nazionali”. Lo afferma il premier MatteoRenzi rivolgendosi “in particolar modo a quelle forze politiche che credono nelle grandi famiglie europee”.
In vista del vertice di Berlino e del Consiglio europeo “è importante che non ci sia chi cerca di far finta di niente. Sarebbe offensivo per i britannici e sarebbe un danno per l’Ue. E’ un brutto choc, un brutto colpo, ma questo voto va rispettato e rispettandolo l’Europa può e deve riflettere su se stessa”.
“Andremo al confronto” a Berlino “con le idee che ci hanno caratterizzato in questi anni. L’Italia va a testa alta a Berlino, e domani a Consiglio Ue con convinzione che è momento responsabilità e equilibrio ma anche di visione per il futuro, non solo per rinfacciarsi errori del passato”.
“Non staremo anni a discutere di procedure: sarebbe esiziale per l’Unione europea, che ha bisogno di mettere al centro non le procedure ma i posti di lavoro e la crisi emergenziale dal punto di vista sociale. Serve un’Europa sociale, della crescita, che considera un problema il deficit ma anche il surplus di alcuni Paesi”, ha sottolineato.
“Dove c’è la manifattura tradizionale, dove c’è maggiore tensione sociale il consenso per l’uscita dall’Europa è stato più forte, come se l’Europa fosse la responsabile della crisi anche economica e industriale. Su questo dovremo discutere”.
“Oggi siamo di fronte a un bivio: l’Europa deve parlare anche a quei pochi giovani che hanno votato per il ‘Remain’, ma sono meno di quei tanti anziani che hanno votato per il ‘Leave’. In democrazia funziona così, chi ha un voto in più vince, non c’è discussione o altra lettura, il referendum va rispettato”.