“Attenti, quei no all’accoglienza non sono solo un atto di disobbedienza delle parti più ricche d’Italia, e neanche solo una declinazione regionale della politica dell’immigrazione. Sono un attacco inedito al concetto di unità nazionale e al senso collettivo di sentirà un Paese. Il declino della democrazia inizia da fatti come questi”. Lo sottolinea Romano Prodi, in un’intervista al Mattino, commentando le minacce dei governatori leghisti sui migranti. “Se comincia una concorrenza tra i partiti giocata sulle paura della gente -avverte- diventerà difficile contrastare a livello razionale certe emozioni. Purtroppo ciò dimostra che il populismo una certa partita l’ha già vinta. Dico che il populismo ha infiltrato con i suoi miasmi una parte non marginale della coscienza pubblica. E lo ha fatto strategicamente spargendo le sue paure e poi fissandole attraverso una sorta di pseudorazionalità mediatica, molto internettiana, che è diventata quasi una sorta di morale civile sostitutiva del Paese. Questo tratto mi pare il più pericoloso segno di decadenza della democrazia”. Secondo l’ex premier, il sentimento xenofobo è ormai latente anche in un elettorato che si professa democratico e che finisce per favorire il populismo: “Tutte le nostre democrazie europee vanno in questa direzione, e perciò stanno diventando strutturalmente permeabili al populismo. Ma in Italia la frattura Nord-Sud rischia di aggiungere un elemento di divisione in più e quasi un fattore di disfacimento dell’unità nazionale”