“Se l’Unione Europea resta ferma al dogma dei decimali in economia e all’idea che ciascun paese fa quel che vuole sul tema migratorio, va a sbattere”, ha dichiarato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni in un’ intervista a La Stampa in cui denuncia che dal naufragio del 3 ottobre del 2013 รจ cambiato nell’approccio europeo “qualcosa dal punto di vista della condivisione dell’attivitร di soccorso in mare, ma pochissimo da quello dell’accoglienza comune”.
“Il voto in Ungheria, non รจ stato il plebiscito cercato, per cui รจ una sconfitta per chi l’aveva promosso, ovvero il premier ungherese Viktor Orban. Purtroppo perรฒ dire che questo significhi una svolta nella politica migratoria europea sarebbe un’illusione”, aggiunge sottolineando di “non poter credere che l’Ue cosรฌ arcigna sui decimali di bilancio, nonostante sia evidente la necessitร di dare impulso alla crescita economica, sia invece comprensiva verso paesi riluttanti ad applicare le decisioni sui migranti o addirittura tollerante verso chi alza muri”.
“E’come se ci fosse una specie di licenza di infrangere le regole per quanto riguarda la questione migratoria. La politica europea sembra succube di veti vari e rischia di essere immobile in attesa della prossima tragedia.
A inizio anno, l’Italia ha proposto il Migration compact, a giugno la Commissione l’ha fatto proprio: dopo quattro mesi non solo la parte operativa รจ ferma, le intese con 5 paesi africani, ma addirittura lo stanziamento di 500 milioni di euro chiesto dalla Commissione รจ stato bloccato”, denuncia.
Siria. “Siamo riusciti a riportare il Mediterraneo in cima all’agenda di Ue e Nato: fino a due anni fa si parlava quasi solo di Ucraina. Guidiamo con gli Usa il tavolo libico e svolgiamo un ruolo chiave m quello siriano; promuoviamo un’agenda positiva sulle opportunitร economiche, in una regione in cui siamo al quarto posto negli scambi dopo Usa, Cina e Germania.
In prospettiva, si tratta di ricostruire le basi di coesistenza e reciproco riconoscimento tra attori della regione: ne parleremo tra due mesi a Roma nella seconda edizione di Med Dialogues.
Noi siamo stati tra i primi a considerare la presenza russa in Siria come un’opportunitร , una leva per indurre il regime siriano a passare dalle bombe al negoziato. Ora c’รจ il rischio che il tavolo russo-americano salti: per evitarlo, serve da Mosca l’impegno chiaro, non teorico, di fermare l’offensiva di Assad ad Aleppo”.