“Sulle migrazioni l’Unione si muove a passo di lumaca, di fronte alla minaccia più seria che la sua unità abbia dovuto fronteggiare. L’idea che circola in Europa è che ci sia stata un’emergenza nata nel luglio del 2015 ma conclusa nel marzo del 2016 con l’ accordo con la Turchia. Come se fosse tutto finito”.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato da Repubblica, sottolinea: “L’ Italia pretende che sia efficace il piano di ricollocazione dei migranti che hanno diritto d’ asilo; pretende che il modello seguito con la Turchia sia sviluppato anche con l’ Africa, in maniera concreta: pretende che ci sia un nuovo impegno per le politiche europee di rimpatrio”.
“Chi si accontenta di Bratislava non vede la crisi dell’ Unione. Bratislava era un vertice convocato per la prima volta dopo 45 anni senza il Regno Unito – osserva Gentiloni – per iniziare a discutere proprio dell’ Europa dopo la Brexit. Ebbene, dopo la Brexit ci troviamo un’ Europa in attesa, che rinvia i problemi della crescita economica e delle migrazioni”.
Il ministro si dice d’ accordo con il sindaco di Milano Giuseppe Sala: “Serve un salto di qualità nelle politiche di accoglienza e integrazione”.
In merito al rapimento dei due italiani in Libia, “l’ Unità di Crisi della Farnesina è in contatto con le famiglie. Al momento non ci sono indicazioni ed è troppo presto per attribuire una matrice precisa ai sequestratori”, dice Gentiloni. Nel Paese “il governo italiano e la comunità internazionale – prosegue – appoggiano fino in fondo il governo Serraj: noi sosteniamo la necessità di andare avanti nella ricerca di un accordo con le forze della Cirenaica, anche con il generale Haftar”.