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Migliore: “Basta autolesionismo: il leader c’è, ed è il segretario”

Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia: il voto del 5 novembre in Sicilia, l’ultimo prima delle politiche, avrà un valore nazionale?

«Le amministrative non hanno nulla a che fare con le politiche e ogni elezione fa storia a sé. Fra l’altro, anche il sistema elettorale è diverso. Chi pensa che il voto in Sicilia sia un test per le politiche commette un errore. Le vicende locali hanno sempre avuto una loro specificità».

Gli avversari, in particolar modo M5S e centrodestra, dicono che Renzi si smarca per paura di perdere.
«Renzi è stato in Sicilia e ha dimostrato quanto sia impegnato nelle elezioni. Sull’isola è stata fatta una scelta forte puntando sul rettore dell’università di Palermo. Fabrizio Micari è la vera novità. Non ha avuto precedenti esperienze politiche a differenza dei suoi avversari, già candidati alle regionali di cinque anni fa. In più, Micari è un segno di discontinuità anche rispetto a Crocetta».

Micari è sostenuto da Alternativa popolare. Anche l’alleanza con Alfano è una vicenda locale?
«Alfano è un alleato di governo e sulle elezioni in Sicilia si è trovata un’intesa ampia che ha avuto una sintesi politica nell’indicazione di Giovanni La Via in ticket con Micari. Siamo, più in generale, in una situazione in cui il rischio vero è la frammentazione del centrosinistra e la grande anomalia è Mdp che sostiene un candidato, Claudio Fava, che stimo ma che non ha alcuna speranza di diventare presidente della Regione».

La scelta di Mdp è una scelta anti-Renzi?
«Totalmente anti-Renzi. Non può esserci altra lettura visto che Micari è stato indicato da Leoluca Orlando nello stesso schema che appena tre mesi fa ha fatto vincere il centrosinistra a Palermo. In quello schema c’era, c’è, anche Alfano. La scelta che Mdp ha fatto si ritorcerà contro perché è dettata solo da un calcolo e non ha nulla di politico».

Con questi presupposti è ancora possibile un dialogo con Mdp a livello nazionale?
«Il dialogo è sempre possibile ma l’ossessione anti-Renzi non è un buon viatico. Non dipende solo da noi, visto che Mdp sta ponendo problemi anche sulla prossima legge di stabilità. Evidentemente non hanno ancora superato la sindrome della scissione e il loro unico scopo è indebolire la leadership del Pd».

Un dialogo con Pisapia è invece possibile?
«Direi di sì, anche per il percorso che ha fatto Giuliano per il quale nutro stima e amicizia. Pisapia è stato un sindaco di centrosinistra che ha sempre lavorato per l’unità e spero che prosegua in questo cammino. No, non metterei Pisapia con D’Alema e Bersani».

Però anche Pisapia ha più volte ripetuto di essere contrario a un centrosinistra in cui ci sia anche Alfano.
«Sono onestamente disinteressato a dinamiche di tipo politicistico e ritengo che, quando verrà il momento, si potranno fare serenamente ragionamenti politici. Ad ogni modo, ad oggi c’è una legge elettorale proporzionale in cui ognuno corre per sé e dunque il tema delle coalizioni non si pone. Alle elezioni politiche il Pd proporrà una propria proposta politica solida partendo dal lavoro e dai risultati ottenuti dal governo Renzi prima e da quello Gentiloni poi».

Però anche nel Pd c’è chi sostiene che il candidato premier non debba essere per forza Renzi. Michele Emiliano ha detto chiaramente che preferirebbe Gentiloni.
«Le leadership si conquistano attraverso processi democratici. Emiliano ha straperso le primarie e sarebbe strano che sia lui a indicare chi debba fare il premier: al di là di qualche voto in Puglia, non può rappresentare un punto di riferimento e di decisione. Ma è sbagliato porre il tema di una contrapposizione perché Gentiloni lavora insieme a Renzi per continuare nella stagione di riforme avviata dal segretario quando era capo del governo».

La legge elettorale si farà o si andrà al voto coni due sistemi attualmente in vigore?
«Mattarella ha ragione quando dice che bisogna armonizzare la legge elettorale. Certo non saremo noi a esporci alle trappole che altri intendono piazzare, come ha già fatto il M5S. Spero anche che su questo ci sia compattezza nel Pd perché il livello di autolesionismo ha raggiunto limiti non più tollerabili».

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