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Migliore: “La riforma serve soprattutto al Sud”

Gennaro Migliore, sottosegretario alla Giustizia, in Puglia per iniziative legate al dicastero ma anche per la campagna elettorale per il Sì al referendum. A 15 giorni dal voto che aria si respira nel Paese?
 
«Sento crescere una maggiore consapevolezza. Abbiamo detto sin dall’inizio che occorre spiegare il vero significato della riforma, evitando i paradossi, le caricature che sono fatte dall’accozzaglia de No, come l’ha definita Renz i, per trovare la sintonia con il Paese che vuole cambiare. C’è tanta parte dell’elettorato che attende la riforma da anni per le ricadute specifiche sugli aspetti della loro vita».
 
A cosa si riferisce?
 
«Penso alla determinazione dei livelli essenziali della salute, alla formazione-lavoro, alle competenze che ritornano in capo alle Regioni e allo Stato, ai tagli dei costi e poltrone. Per non parlare, parlando di giustizia, del blocco che siamo costretti a subire per leggi importanti. Penso il processo penale, dove ci sono allungamento di tempi di prescrizione per i reati di corruzione, che è bloccata al Senato. Sono tanti i provvedimenti che sono bloccati al Senato. Non capisco come si possa avere paura di una democrazia che decide».
 
E vero che il Sì incontrerebbe maggiore difficoltà nel Mezzogiorno?
 
«Chi percepisce una situazione di esclusione dai processi politici pensa di reagire opponendosi. Poi, esiste un altro fenomeno. Ci sono difficoltà oggettive in alcune zone del partito».
 
Si riferisce alla Puglia?
 
«In questa regione c’è un pezzo troppo grande dei responsabili del Pd che si sono messi addirittura a fare la campagna per il no e che comunque raccontano aspetti della riforma che non esistono. È un peccato perché questa è l’occasione per il Sud di cambiare. Un Sud che non cambia è un Sud che rimane anche simbolicamente sempre nella stessa condizione. Èd è questo che mi stupisce da uomo del Sud».
 
Si riferisce direttamente a Emiliano?
 
«Rimango sorpreso da alcune sue dichiarazioni, in cui dice che qualcuno avrebbe parlato in futuro di attentato alla Costituzione. Trovo ridicolo questa lettura caricaturale della riforma. Capisco che Emiliano voglia conservare il regime concorrente nel rapporto con lo Stato, le sue competenze. Ma da questo alla spiegazione caricaturale ce ne corre. La questione, la verità, è che lui vuole che non cambi nulla. In Cassazione molte sue affermazioni verrebbero cassate».
 
Quali sono i punti salienti della riforma?
 
«Non si modificano i poteri del Parlamensto, si rafforzano quelli della Camera, ci sono più strumenti di partecipazione. Nasce il Senato espressione di Regioni e Comuni, si riducono i costi, si ristabiliscono con nettezza i poteri dello Stato e delle Regioni».
 
Si dice che i senatori non verranno più eletti dai cittadini. Che dice?
 
«È falso. Non potevamo fare una legge sull’elezione del Senato prima che la legge entrasse in vigore. Poi abbiamo detto che faremo nostra la proposta di Chiti, che contempla l’elezione contestuale dei senatori e dei consiglieri regionali, con due schede. Saranno i cittadini a scegliranno i consiglieri regionali che saranno i loro rappresntanti al Senato».
 
I bersaniani non si fidano di questa promessa. Che significa?
 
«Non fidarsi di un impegno preso davanti agli elettori e negli organismi di partito, significa non sentire più nessun elemento di condivisione. Basta con il complottismo».
 

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