“Certo devi mettere in conto tutti i tipi di intervento”, ma servono equilibrio, unità, il coinvolgimento della Russia di Putin e una offensiva culturale nella sfida educativa perchè non bastano “le azioni militari” per vincere la sfida contro l’Isis. Così il premier Matteo Renzi, parlando alla presentazione di Origami, nuovo settimanale della Stampa, delinea il posizionamento dell’Italia sullo scacchiere internazionale all’indomani della strage di Parigi.
Già nei giorni scorsi, durante il G20 di Antalya, Renzi ha messo a punto la linea italiana, mentre a margine del vertice c’è stata una girandola di incontri bilaterali che ha ridisegnato le strategie di contrasto all’Isis. Ieri poi Hollande ha chiesto un sostegno dell’intera Europa alla lotta al Daesh, e oggi la Ue ha dato il via libera alla clausola di difesa collettiva comunitaria. Nulla può essere escluso, si mette in conto tutto, ha spiegato Renzi, ma con alcuni paletti: si deve evitare ogni “superficialita’”, bisogna pensare a “una strategia” di lungo periodo ed evitare una “Libia bis”.
Quanto ai nuovi equilibri emersidagli incontri a margine del vertice di Antalya, il premier ha fatto presente che “la nostra stella polare è il rapporto con gli Usa”, ma “possiamo fidarci di Putin. Sarebbe stato assurdo alzare una cortina di ferro tra noi e la Russia. Non possiamo immaginare di costruire l’identità dell’Europa contro la Russia”. Per il premier “è assolutamente cruciale che anche Putin partecipi a questa fase”.
Quanto al fronte interno, la sicurezza entro i nostri confini, Renzi è chiaro: “nessuno di noi si può permettere il lusso di dire tranquilli non c’è pericolo: chi lo dice vive su Marte. Hanno colpito persino in Australia”. Insomma, “nessuno può pensare di essere immune dal pericolo terrorismo”.
Ma sulle ricette per contrastare il rischio di attentati, il presidente del Consiglio respinge alcune ricette proposte dalla Lega: “Se dici ‘chiudiamo le frontiere’, come alcuni hanno fatto in questi giorni, devi dire che lo fai per tenerli dentro, perche’ gli assassini nella stragrande maggioranza dei casi sono nati e cresciuti in Europa”. “La minaccia – chiarisce – viene da dentro”.
Meglio invece puntare su un impegno sulla sicurezza basato su più fronti. “Noi stiamo facendo la nostra parte per quanto riguarda le forze dell’ordine: 59mila controlli, 5mila espulsi, incroci di banche dati”, annuncia il premier, “stiamo facendo tutto quello che è necessario e anche di più. Nelle prossime ore proporrò un grande investimento sulla tecnologia”.