“Il Mes senza condizioni è uno strumento utile, basta non trasformarlo in una bandiera ideologica”. Lo sostiene Emanuele Fiano, deputato e responsabile Esteri del Pd, in una intervista a la Repubblica.
Mes
Fiano sostiene che ora “ci voglia molta calma e comprensione del fatto che man mano che scorrono le settimane acquisiamo nuovi strumenti di cooperazione e di solidarietà europea in una dimensione qualitativa e quantitava mai vista prima” e “tra questi strumenti c’è anche il Mes che, per decisione politica comune dell’Eurogruppo, è stato profondamente trasformato e ci viene consegnato senza condizioni aggiuntive di controllo esterno delle nostre dinamiche di bilancio”.
Per il deputato dem ricorrere al Mes potrebbe influire sulle dinamiche dei partiti della maggioranza solo “se lo si affronta come una bandiera ideologica. No, se guardiamo ai fondamenti della nostra situazione sociale ed economica e usiamo strumenti che non possano impensierire il nostro futuro. Ci servono dei soldi, devono arrivarci senza condizioni peggiorative del nostro bilancio. Se così è, siamo di fronte a molti strumenti positivi da poter utilizzare. Ragionando in questo modo non c’è nessun motivo di arrivare a uno scontro nella maggioranza”.
Recovery Fund
Il responsabile Esteri del PD ritiene che il presidente del Consiglio Conte faccia bene a puntare sul Recovery Fund perché “potrebbe essere messa in sicurezza non solo l’Italia ma anche l’idea stessa di Europa. Il Recovery fund serve sia a rimettere in piedi le economie europee, che sono tra di loro intrecciate, sia a rafforzare quell’idea di mutualità su cui è radicata l’Unione stessa”.
Isolati gli antieuropeisti
Fiano giudica severamente Salvini e Meloni che continuano a sostenere che ‘l’Europa non ci aiuta’ e poi i loro europarlamentari “si astengono il giorno in cui il Parlamento europeo, con una stragrande maggioranza che comprende anche il Ppe e Forza Italia, vota una risoluzione di appoggio al Recovery fund. Questo fa capire che la loro è solo una posizione ideologica. Penso che in questa pandemia i populisti si siano dovuti arrendere alla durezza della realtà. In Ue gli antieuropeisti sono rimasti isolati”.
Qui l’intervista completa su la Repubblica