Bisogna stanare M5S. Sui punti programmatici, « sulle proposte. Anch’io sono scettico sulla possibilità di un accordo ma almeno gli italiani capiranno le differenze tra noi e loro». Virginio Merola, sindaco di Bologna, è categorico: «Chi ha la forza delle proprie opinioni non ha paura di un confronto».
Dunque lei è per sedersi al tavolo con i pentastellati senza se e senza ma.
«E’ l’abc della politica. Se uno vive le città si interessa ai problemi dei cittadini e cerca di capire come possono essere risolti».
Ma si fida dei grillini?
«M5S ha la forma dell’acqua, si adegua».
Ci sono dei punti sui quali poter riscontrare convergenze?
«Hanno fatto una campagna elettorale sul reddito di cittadinanza. Ora siamo al reddito di inserimento che già l’Emilia Romagna e il governo Gentiloni hanno portato avanti. Si tratta di ampliare gli aiuti a chi è in difficoltà, condizionando la mano tesa all’obbligo di non rifiutare proposte di lavoro».
Altri?
«Il Jobs act non si può ritirare ma si può discutere di come combattere il precariato. Nessun passo indietro sulla Fornero ma si può pensare a come coprire i contributi di precari e disoccupati. Pensare alle future generazioni e anche ai temi ambientali. Per esempio ad una legge sul consumo del suolo».
C’è la questione della premiership.
«Francamente è poco accettabile pensare di partire da Di Maio capo del governo. Se M5S dice di no perché Di Maio deve essere premier significa che stanno bluffando. Si discuta di programmi e non di nomi. Bisogna cambiare le politiche di questo Paese, anche per il rispetto di chi ha votato».
Dunque sedersi al tavolo per evitare di apparire come il partito del no?
«Sì, anche per il rispetto del lavoro che sta portando avanti il Capo dello Stato. Era risaputo che con questa legge elettorale non ci sarebbe stata una maggioranza. E allora il confronto sia programmatico».
Ma M5S finora ha trattato con la Lega.
«Non esiste la storia dei due forni. Di Maio non è Andreotti».
Aprendo il confronto con M5S non si rischia di portare il Pd all’estinzione come dicono molti renziani?
«Non ci si può chiudere in se stessi. Il rischio anzi è di essere irrilevanti e di essere sostituiti da altre forze politiche. Ed è sbagliato anche andare al tavolo dicendo o così o niente. Si parta dalle proposte del Pd e si trovi una mediazione».
Quale può essere il ruolo di Renzi?
«Quello di unire. Deve essere chiaro che il Pd ci prova. Anzi, servirebbe anche un voto degli iscritti».