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Merola: “Ora servono una discussione vera e un Congresso”

«Sono molto scettico sull’esito della direzione del Pd, mi pare sia alto il rischio di una unità di facciata, non si è fatta chiarezza né sulle ragioni della nostra grave sconfitta elettorale e neppure sulla linea da seguire per ripartire». Virginio Merola, sindaco di Bologna dal 2011, è stato uno dei più duri durante la discussione di ieri tra i dem. Uscendo dalla riunione conferma il suo pessimismo.

 

Non plaude alla ritrovata unanimità?

«La discussione col M5S è stata chiusa da Renzi in modo non limpido e non democratico. Ora vorrei che fosse molto chiaro che non siamo disponibili a fare un governo con Berlusconi e Salvini, ma al limite un esecutivo istituzionale con tutti i partiti dentro».

 

Non si fida?

«Aspetto la prova dei fatti. Mi fa piacere che sia stata espressa piena fiducia a Maurizio Martina che era stato sfiduciato da Renzi in diretta tv. Ma il Pd ora ha bisogna di una discussione vera, di un congresso. Il Pd va rifatto dalle fondamenta, con un nuovo progetto capace di parlare ai milioni di elettori che se ne sono andati, di affrontare una grande questione sociale. E non mi pare che questo si possa fare rilanciando le riforme costituzionali. Significa non aver ancora capito neppure la lezione del referendum».

 

Ci sono le condizioni per rifare il partito?

«Si sta andando verso un partito personale, che ormai si è pienamente realizzato. Sì, ci sono ancora delle sacche di resistenza, ma non c`è mai una sintesi…».

 

Il Pd è ancora un partito plurale?

«È la casa di tutti quelli che non si oppongono alla linea politica di Renzi. Lui ha un`idea liberal democratica, diversa dall’impostazione dei grandi partiti di sinistra. Ormai siamo alla convivenza tra due debolezze che fa male a tutti».

 

Vede una scissione?

«Se nei prossimi giorni ripartirà la cavalleria per delegittimare Martina il rischio è molto reale. Ma, più in generale, nel futuro vedo un campo democratico, una coalizione in cui ognuno ritrovi la propria autonomia».

 

Il precedente di Liberi e uguali non è incoraggiante…

«O ci immergiamo nelle paure e nella delusione delle persone, oppure la sinistra è destinata all`irrilevanza. È una strada lunga e faticosa. Per Renzi è più facile: per lui la politica è una partita di poker, basta rilanciare. Ma l`Italia non è la Francia e di Macron non ne vedo».

 

Il Pd sosterrà un governo istituzionale?

«Credo che si andrà a votare in autunno. Ma prima il Pd deve fare il congresso. Solo quello ci può consentire un cambio di passo di cui finora non c`è traccia…».

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