“Il Pd avrà un progetto aperto e aggregante, discutiamo nel merito, parliamo del lavoro, del sociale, dell’Europa, della povertà, delle pensioni, ma non demolendo l’idea stessa da cui non si può prescindere: senza il Pd non si possono sfidare destra e Cinque Stelle“. Così il vicesegretario del Partito democratico, Maurizio Martina, in una intervista al Foglio.
Il Pd, prosegue Martina, “è un partito con una leadership forte, sancita con primarie a cui hanno partecipato più di due milioni di persone. Ed è il punto fermo da cui partire per costruire l’unica alternativa di governo pensabile rispetto alla destra e al M5s. Ma questo dato è come non fosse stato ancora acquisito in tutto il centrosinistra. La logica dovrebbe essere cooperativa, non competitiva. Mi si dica se è possibile, diversamente, costruire un’alternativa credibile. Poi, prendendo come baricentro il Pd, si può costruire uno schema plurale, e mi auguro che lungo questo percorso si riescano a coinvolgere personalità come Giuliano Pisapia, e anche come Carlo Calenda.
In merito alle divisioni interne e ai fuoriusciti, Martina continua: “Come si fa a parlare di coalizione e poi dare addosso al Pd un giorno sì e uno no? Non si può coltivare l’illusione, chiamiamola così, di lavorare in qualche modo con il Pd senza riconoscerne la leadership e la funzione. Nel quadro delle scelte per il futuro dico che bisogna impostare un’agenda sociale radicale, agire sulla questione giovanile, affrontare il problema del costo del lavoro riguardo agli under 40, il tema ‘inclusione e povertà’. Il Pd, da parte sua, lavorerà ancora con determinazione su tutto questo”.
E conclude: “La pausa estiva venga utilizzata per riflettere sul fatto che noi ora non dobbiamo lavorare solo sul lato dello strumento – la legge elettorale – ma prima di tutto direi dal lato del progetto. Per essere alternativi alla destra e ai Cinque Stelle si deve partire dalla ragione di fondo della nostra progettualità per l’Italia. Questi anni sono stati anni di durissima crisi e di sacrifici. Il Pd, prima di tutto per responsabilità, si è caricato il peso di scelte anche impopolari. E mi pare che l’Italia, nella crisi, il passo l’abbia tenuto”.