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Martina: “Non rinuncio al nostro simbolo. Mai fuori dal Pd, è la mia casa”

Onorevole Martina, chiunque vincerà le primarie dovrà affrontare, subito dopo, le elezioni Europee. Lei ha firmato il manifesto di Calenda e si parla di una lista fra Verdi, Pizzarotti e +Europa. Cosa dovrebbe fare il Pd? Rinunciare a nome e simbolo potrebbe essere una dolorosa necessità?

 

«Io penso che dobbiamo portare il nostro simbolo e le nostre energie dentro il progetto lanciato da Calenda e da tanti sindaci per una lista unitaria europeista. Lavorerò per questo. Se sarò segretario promuoverò subito un comitato nazionale e l’apertura di 10mila comitati locali a partire dai circoli Pd. Serve una grande mobilitazione dei cittadini per la nuova Europa sociale contro chi vuole distruggerla».

 

Quelli Mdp Giochetti li chiama «gli scappati di casa». O loro o io, dice. E anche Calenda dice «o io o loro». Troppi veti incrociati? E come pensate di riunificare la Sinistra?

 

«Ho grande rispetto per tutti. Ma questo lavoro di ricostruzione non deve muoversi dalle sigle e dai vertici ma dal basso, dalla società, dalle persone in carne ed ossa. Io voglio un Pd capace di fare questo lavoro per un nuovo centrosinistra, oltre rancori e nostalgie».

 

Se vince quale sarà la sua prima proposta per rilanciare il Pd?

 

«Subito segreteria unitaria e di rinnovamento. Dentro giovani, competenze e amministratori locali. E rilancio delle nostre proposte a partire dal salario minimo legale per chi non ha contratto e dall’assegno universale per le famiglie con figli».

 

Se perde sarà mai tentato dall’uscire dal Pd? E in accettare incarichi m un Pd che torna collegiale?

 

«Io non uscirò mai e poi mai. Questa è la mia casa. Lavorerò sempre per dare una mano a questa comunità politica che è patrimonio della democrazia del Paese contro la destra pericolosa di oggi al governo».

 

Perché un elettore del Pd dovrebbe votare lei e non altri?

 

«Perché posso garantire l’unità necessaria all’alternativa; propongo un riformismo radicale intransigente nei valori; voglio un Pd che torni ad avere l’ambizione del cambiamento senza rinnegare la nostra esperienza. E i miei avversari non sono Zingaretti o Giachetti, ma Salvini e Di Maio».

 

Lei a Renzi ha dato solidarietà, ma c’è stato un ‘complotto’ dei giudici? E perché separare le carriere dei magistrati?

 

«Nessun complotto. Massimo rispetto per la magistratura e fiducia nel corso della giustizia. La riflessione che ho fatto sulla separazione delle carriere merita un dibattito oltre i fatti contingenti e sono pronto ad ascoltare tutte le voci».

 

L’appoggio dei renziani alla sua candidatura è un freno?

 

«Chi ha lavorato con me alla proposta va ringraziato perché è stato parte di un impegno utile, appassionato e prezioso per il Pd. Io chiedo a tutti di fare passi avanti, non di fare passi indietro. Oltre le vecchie appartenenze».

 

Molte personalità invitano ad andare a votare alle primarie, da Prodi a Gentiloni a Letta, ma voteranno Zingaretti…

 

«Rispetto ogni opinione, ci mancherebbe. E importante che tanti invitino alla massima partecipazione domenica. Ciascuno faccia davvero quello che può per dare una mano perché è il Paese ad averne bisogno».

 

Il governo M5S-Lega, nonostante le difficoltà dei 5Stelle, è una macchina schiacciasassi. Come fare opposizione?

 

«Concretamente. A partire dalla questione sociale. Il governo ci sta portando in recessione. Tra poco aumenterà Iva e accise, è crollata la produzione industriale e l’occupazione. Noi dobbiamo garantire agli italiani un’alternativa a tutto questo partendo da occupazione, investimenti, equità. Tagliare il costo del lavoro stabile e sbloccare le opere pubbliche sono priorità assolute».

 

Se il governo cadesse bisognerebbe tornare alle urne o cercare nuove maggioranze, ad esempio con i 5 Stelle?

 

«Per il bene dell’Italia bisogna tornare alle urne. Prima ci andiamo e meglio è perché Lega e 5 Stelle ci stanno portando sull’orlo del precipizio».

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