«Il Pd dice no, in maniera unilaterale, alle polemiche quotidiane e agli scontri personali». Maurizio Martina, vicesegretario e ministro alle Politiche Agricole, spiega i prossimi passaggi del Pd, che considera «il vero argine all’avanzata delle destre e dei 5 Stelle», e giudica «difficile» un cambio di posizione sul premio di coalizione nella legge elettorale.
Stop alle polemiche, dice. A cominciare da quelle con gli ex fratelli di Mdp.
«A noi non interessa polemizzare, dobbiamo tenere la barra dritta sul progetto e non ci interessa la logica perversa che si intravede ancora spesso nel centrosinistra del “vicino nemico”; di chi vuole costruire distinzioni e contrapposizioni. Ricordiamo a tutti che i nostri avversari stanno a destra. E senza il Pd non c’è alternativa a Salvini, Berlusconi e Grillo».
Nel centrosinistra, però, restano grandi distanze. E Pisapia si sta alleando con Mdp, nonostante l’abbraccio con Maria Elena Boschi alla festa dell’Unità .
«Come dicevo, ci sottraiamo a veti personali e logiche divisive, ma se si vuole un confronto vero, ci siamo. L’invito a Pisapia alla festa dell’Unità di Milano è stato un passo naturale e importante. Le feste servono anche a questo».
Da qualche anno sembrano un po’ appannate.
«Le feste sono un’occasione straordinaria per confrontarci in modo aperto e popolare e voglio ringraziare soprattutto i militanti. Io ci sono cresciuto dentro le feste, che restano le nostre sentinelle sul territorio: un terreno di incontro fondamentale per migliaia di persone. A settembre ci sarà la festa nazionale, a Imola».
E il tour in treno di Renzi.
«Sarà importante per continuare il confronto con il Paese reale. Un viaggio che dà l’idea di un partito in movimento, in discussione, che si apre».
A molti sembra ancora ultra renziano e poco aperto.
«La pluralità deve essere la nostra forza e noi vogliamo lavorare in modo aperto. A ottobre ci sarà la conferenza programmatica e per prepararla abbiamo dato vita a un comitato che vedrà presenti me e Tommaso Nannicini, per la segreteria, Sergio Chiamparino, i ministri Graziano Delrio e Maria Elena Boschi, ma anche Andrea Orlando e Michele Emiliano. Alla Conferenza presenteremo il progetto per l’Italia del 2020, proprio mentre il Pd compie io anni di vita».
Ci sarà un cambio di passo anche nel rapporto con i sindacati? Si dice che il ruolo di mediazione spetti a lei.
«Per me è decisivo che il Pd diventi sempre di più il partito della mediazione sociale, di una nuova responsabilità sociale. Dobbiamo usare ago e filo per ricucire dove la società è strappata. Quanto ai sindacati, li abbiamo appena incontrati per discutere di sistema previdenziale e giovani».
Ius soli e legge sui vitalizi sono in bilico, problemi si annunciano anche per la legge di bilancio. Il governo farà fatica ad arrivare a fine legislatura.
«Il Pd è sempre stato al fianco del premier Gentiloni. Non abbiamo mai cambiato idea, a differenza di chi, da sinistra, ci ha accusato con polemiche a vuoto di volere una fine anticipata della legislatura. Io credo che il governo debba rinforzare l’agenda sociale, spingendo ancora di più sul tema della lotta alle disuguaglianze e insistere su crescita e investimenti».
Ma Ap si sta sgretolando e i numeri son scarsi.
«Credo che Gentiloni abbia la forza per una proposta di responsabilità per il Paese. Poi ognuno, naturalmente, si prenderà le sue responsabilità ».
A essere contrari a un premio di coalizione, ormai, sono quasi solo Renzi e Grillo. È possibile che si riesca a lavorare su questo terreno?
«Vedremo a settembre, ma mi pare uno scenario molto difficile: muoversi su un tema così delicato a pochi mesi dal voto non è facile. Quello che è certo è che non si può intervenire a colpi di maggioranza risicata: le regole del gioco si devono scrivere insieme e su questo serve un’intesa con Berlusconi, Salvini e Grillo».