Ministro Maurizio Martina, per il Pd lei fa parte del gruppo che lavora alle candidature…
«Come gli altri, stiamo componendo il quadro. Noi siamo l’alternativa vera agli estremisti e agli avventurieri, a chi promette tutto a tutti e a chi fa proposte pericolose per il Paese. In ogni territorio daremo un segnale di serietà , impegno e competenza».
Per i ministri, sembra già tutto pronto.
«Stiamo ragionando per mettere in campo con il massimo della forza tutta la nostra squadra. È giusto che chi ha governato si presenti al giudizio dei cittadini».
Lei correrà a Milano nell’uninominale. Niente paracadute nel proporzionale?
«Il lavoro è ancora in corso. Certo, la Lombardia è la mia terra e darò il mio contributo a partire da qui».
Paolo Gentiloni però ha preceduto tutti ufficializzando la propria candidatura nell’uninominale a Roma I: un collegio che, per esperienze elettorali passate, viene giudicato «facile».
«Tutti i territori sono sfide aperte, il confronto sarà serrato. Gentiloni a Roma è il primo punto fermo importantissimo, è la sua città , sono i suoi quartieri. Per noi è un segnale preziosissimo, indica un filo conduttore».
Se toccasse a voi indicare il nuovo inquilino di Palazzo Chigi, fareste il suo nome?
«Lavoriamo per vincere e, quindi, perché sia il Pd a poter esprimere un nome. Abbiamo la fortuna di avere personalità che possono ricoprire quel ruolo, che hanno dimostrato di saperlo fare. Ma oggi questo non è il tema, la nuova legge elettorale imporrà di trovare equilibri tra le forze parlamentari».
E con chi potreste allearvi dopo le elezioni?
«Spero che avremo i numeri per governare. Comunque, siamo alternativi alla destra e al M5S».
In Germania, anche la Spd aveva giurato mai più Grosse Koalition: invece l’hanno appena siglata.
«Lì ci sono condizioni completamente diverse, la Merkel non è alleata con i populisti, come invece qui lo è Berlusconi».
Dialoghereste con Leu?
«Hanno fatto le loro scelte: per me sbagliate. Però in queste settimane non abbiamo mai alimentato la polemica con la sinistra. Ma adesso è inutile parlare di questo, contano i programmi».
Quali proposte avete messo a punto?
«Facciamo proposte serie, non come chi parla di una flat tax che costerebbe almeno 6o miliardi e che, per il 40%, avvantaggerebbe soltanto quel 5% di contribuenti ricchi. Per noi si parte da famiglie, ceto medio e da chi sta peggio».
In concreto?
«Proponiamo un assegno universale per i figli a chi ha un reddito inferiore ai centomila euro all’anno e che copra anche gli incapienti. Una cifra dai mille ai tremila euro all’anno, da modulare anche in base all’età dei figli».
Costo e copertura?
«Circa 8 miliardi. Le coperture sono sostenibili nella riorganizzazione fiscale che attueremo: siamo credibili, come abbiamo dimostrato in questi anni».
Altri punti qualificanti di programma?
«Salario minimo legale per chi non ha un contratto nazionale. La cifra verrà stabilita da una commissione formata anche da rappresentanze sindacali e datoriali. Poi avanti con il taglio permanente del costo del lavoro stabile per l’intera legislatura: almeno un punto all’anno per 4 anni».