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Martina: «Il governo ha fallito, l’Italia ora è più debole»

«Salvini ha fallito. E tutti dobbiamo ringraziare la Chiesa che si è fatta carico della stragrande maggioranza delle persone che erano sulla Diciotti, che verranno seguite su territorio nazionale come accade normalmente. Così facendo il governo ha dimostrato solo la sua totale incapacità e irresponsabilità».

Maurizio Martina sferza Giuseppe Conte per «il silenzio inaccettabile» sul suo ministro indagato e per «il suo comportamento in tutta questa vicenda. Non può sottrarsi alla responsabilità di quello che sta accadendo. Sta isolando l’Italia e la sta rendendo più debole, coprendo qualsiasi provocazione pericolosa dei suoi vice». Il neo segretario del Pd in queste ore valuta se lanciare o meno la sfida di una mozione di sfiducia individuale, che però potrebbe trasformarsi in un boomerang. E infatti non è un caso che Renzi non chieda le dimissioni del ministro indagato, ma che denunci «la doppia morale di Di Maio, pronto oggi a rinnegare quello che fino a ieri diceva quando stava all`opposizione: un caso macroscopico di incoerenza. Quanto a Salvini, dobbiamo batterlo politicamente. Io penso che, per la gravità delle scelte messe in atto da una funzione, così delicata come quella di ministro dell’Interno, prima se ne va e meglio è per l’Italia».

Ma come pensate di batterlo politicamente?
«Lancio un appello: facciano un passo avanti tutti quelli che colgono l`urgenza di una risposta alla deriva imposta da Lega e 5 Stelle. Mettiamoci fianco a fianco e costruiamo insieme un nuovo progetto. Il Pd c`è».

Con chi pensa di allearsi?
«Dobbiamo animare una nuova stagione di centrosinistra costruendo le condizioni per una prospettiva unitaria: ovunque l`alternativa ai nazionalisti sta nel campo delle forze progressiste».

Quindi nessun dialogo da aprire con i 5 stelle per provare a disarticolare il campo avverso?
«E’ ogni giorno più evidente che si sono consegnati ad un`alleanza con la Lega di cui sono totalmente succubi: lo si vede da come si sta comportando Di Maio di fronte a questi fatti».

Ma l’opposizione finora non è sembrata all`altezza del ruolo che dovrebbe avere. Come si giustifica?
«Fare opposizione dopo una sconfitta a pochi mesi da quel passaggio elettorale non è facile. Ma penso che passo passo sarà sempre più chiaro il nostro lavoro. Certo, va fatto sempre più e sempre meglio, costruendo ogni giorno un percorso coinvolgendo tante forze anche esterne al Pd. Questa vicenda e queste settimane sono fondamentali per svoltare».

Vi siete chiesti perché la maggioranza dell`opinione pubblica sta con Salvini se questa emergenza sbarchi neanche c`è? Avete sbagliato voi qualcosa prima?
«Quando si toccano alcuni temi di grande sensibilità, la propaganda di Salvini nel breve può genere attenzione. E d`istinto e può sollecitare adesione che è nostro compito smontare con la verità e con i fatti. Qui siamo di fronte caso emblematico. Un buon governo gestisce, non provoca».

Il pericolo quale è?
«Ci giochiamo il futuro dell`Europa a partire dall`Italia, la frontiera più delicata di questa sfida. C`è un rischio involuzione ma abbiamo tutti gli anticorpi per reagire».

Il Pd è così ai minimi termini che si parla di cambiare tutto anche il nome. Può cavarsela dicendo che non è questo il problema? Dopo la caduta del Muro di Berlino, Occhetto capì che era tempo di una svolta: anche a lei non pare che dopo il 4 marzo sia cambiato tutto in Italia?
«Quello che voglio è contribuire a mettere a fuoco i fondamentali del nostro progetto. Serve un lavoro in profondità a dieci anni dalla nascita del Pd. La questione democratica resta centrale. Ma bisogna dare nuove risposte. È cambiato il terreno di gioco. Certo, non bastano le risorse del Pd che resta fondamentale: ma scendano in campo in strada e in piazza anche persone che non stanno nel Pd ma che hanno a cuore la questione democratica».

Zingaretti ha fatto un passo avanti, lei quando deciderà se candidarsi?
«Io faccio il segretario ora, sto lavorando al massimo e le mie energie sono tutte per la responsabilità che sto già esercitando. Mi pare che la situazione lo richieda. Dobbiamo ora costruire l`alternativa, anche con altri soggetti».

Lei sembra tollerare la cogestione del partito con Renzi, che non si sa se si ricandiderà al congresso. Neanche lei dice se si candiderà, facendo apparire la sua leadership passeggera. Gentiloni si è defilato. Ma come fa la vostra gente ad appassionarsi a questo tira e molla dei suoi dirigenti?

«Nessun tira e molla, rispondo della guida e lo faccio fino a quando avrò questa funzione. So che abbiamo per fortuna tante energie e se facciamo bene il nostro lavoro, siamo una squadra forte. Tante persone vanno messe alla prova, il tema del rinnovamento ci riguarda. Ma non intendo passare le prossime settimane a discutere di noi e a non vedere il grande tema democratico aperto nel paese. Staremo nelle piazze e sul territorio, dove puoi prendere fischi o incoraggiamenti, ma lì devi esserci. Sento che questa è la strada giusta, se lo facciamo tutti».

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