Senatore Andrea Marcucci, voi del Partito democratico siete per non rifiutare a priori l’attivazione del Mes, i Cinque Stelle invece sono contrarissimi.
«C’è una grande spinta per ottenere dalle autorità europee, quelle politiche ma anche quelle monetarie, dalla Bce come dal Consiglio europeo, un impegno molto forte. E chiaro che questo grande sforzo non può essere soddisfatto da un’operazione, seppure importante, come quella dei 37 miliardi del Mes.
Comunque il governo italiano ha fatto un notevole passo avanti ottenendo questi fondi per investire sulla sanità senza condizioni: è una grande opportunità e a me pare sbagliato rifiutarla.
La Lega ne fa una battaglia identitaria, i Cinque Stelle probabilmente reputano che non sia opportuno in questa fase perché indebolirebbe la trattativa complessiva con le istituzioni europee».
Però Romano Prodi dice che in realtà con il no pregiudiziale al Mes si indebolisce la posizione dell’Italia in questa trattativa.
«Le parole di Prodi sono un saggio suggerimento».
Il Pd è andato al braccio di ferro con Giuseppe Conte sul Mes. E le ultime dichiarazioni del premier sembrano darvi ragione.
«Noi siamo al fianco di Conte, ma siamo anche molto pragmatici».
La fase due in Italia non si intravede. Germania e Francia sembrano molto avanti su questo terreno. E non hanno mai bloccato alcune fabbriche…
«Noi siamo stati i primi a gestire questa emergenza, non tutti i Paesi europei ci hanno preso subito sul serio e alla fine purtroppo avevamo ragione noi. Io credo che si debba stare molto attenti alla fase due perché non ci sarà fase due se l’emergenza sanitaria non sarà effettivamente superata.
Detto questo, noi abbiamo davanti più di due settimane prima del fatidico tre di maggio.
Bisognerà lavorare in maniera progressiva, con molta attenzione, con un confronto con gli esperti, i tecnici, le imprese, i sindacati, i commercianti, gli artigiani, il settore turistico, per varare un progetto unitario che tutti possano comprendere e che porti alla fase due salvaguardando il risultato ottenuto nella fase uno, perché se noi dovessimo riaprire tutto e poi ci fosse una ricaduta della crisi sanitaria allora sarebbe veramente la fine.
Vorrebbe dire tanti sacrifici e soldi buttati e non ce lo possiamo permettere. Però è vero che occorre dare un’accelerazione. Mi sembra che ci stiamo finalmente arrivando, anche se con un po’ di ritardo».
È stata istituita una commissione per la fase due guidata da Vittorio Colao. Una Commissione con ben 17 persone. Non propriamente un organismo snello che possa prendere decisioni veloci…
«L’organismo che prenderà le decisioni non sarà la commissione: dovrà essere inevitabilmente il governo. La politica non può abdicare».
Sì senatore, ma il 3 maggio è praticamente domani e la politica non sembra essere pronta. Non si vede traccia di un piano per la ripartenza.
«Il 3 maggio è domani e si sta lavorando. Il Pd ha mandato un pacchetto di proposte e stiamo scrivendo il decreto di aprile per il supporto alle imprese. E vero, i tempi sono stretti ma il governo sarà in grado di prendere le sue decisioni».