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Marcucci: favorevole al dialogo sempre, ma contrario al governo con i Cinquestelle

Persino il renzianissimo capogruppo dei senatori dem Andrea Marcucci riconosce il «passo avanti» del M5S. «Ma poiché le forze che hanno vinto le elezioni non sono state in grado di dare un governo al Paese io partirei da questo fallimento».

 

Se la Lega ha fallito, perché voi dovreste farcela?

«C’è una richiesta del presidente Mattarella, che ha affidato a Roberto Fico l’incarico di provare a far partire un percorso. Io credo che sia molto, molto complicato e le parole di Di Maio confermano e aggravano queste difficoltà».

 

Non state allungando troppo i tempi?

«Noi abbiamo i nostri organismi eletti. Con il segretario Martina abbiamo comunicato con chiarezza che può essere solo la direzione a decidere se far partire il percorso. Ma se vuole una mia previsione, anche se la direzione darà il via libera a far partire il dialogo, è praticamente impossibile un governo tra 5 Stelle e Pd».

 

Per Martina il passo avanti c’è stato.

«Il passo avanti del M5S lo registro in termini di disponibilità a chiudere il cosiddetto forno con la Lega. Vedremo poi se sarà effettivamente così, io ho i miei dubbi. E comunque per noi ogni serio ragionamento partirebbe dai nostri 1oo punti presentati in campagna elettorale».

 

Niente abiure?

«Anzi, il contrario. Noi non ci muoviamo dai risultati dei governi Renzi e Gentiloni».

 

I contatti tra Renzi e Di Maio non dicono che l’accordo è vicino?

«Non mi risultano contatti».

 

Proverete a far saltare Maurizio Martina in direzione?

«E perché mai? Mi auguro che alla direzione si arrivi con la stessa percezione di difficoltà. La base del Pd ci sta segnalando una sofferenza che non può essere ignorata».

 

Il 3 ci sarà la conta tra i renziani come lei e i governisti come Dario Franceschini, Andrea Orlando, Michele Emiliano?

«Spero che si evitino conte. Ma se conta dovrà esserci sarà in assemblea per il segretario e, nei gruppi parlamentari, per decidere se votare il governo. La mia opinione è che la matematica parli chiaro e che un governo coi 5 Stelle sia difficilmente realizzabile, per i contenuti e per i numeri».

 

Riunirà i senatori renziani per mostrare i muscoli?

«Non temo i numeri, ma quella riunione è convocata da tempo per eleggere gli uffici di presidenza. Se poi qualche senatore vorrà introdurre riflessioni sul quadro politico, per fortuna siamo ancora in democrazia».

 

Renzi ritirerà le dimissioni?

«Per come lo conosco, no».

 

Ma lei voterebbe a favore del dialogo, o contro?

«Nel metodo sono favorevole al dialogo sempre, specie se richiesto dal presidente Mattarella. Nel merito sono contrario al governo con i 5 Stelle».

 

E se il nome dell’aspirante premier non fosse Di Maio?

«Siamo molto lontani dal parlare di premier. Mi fa sorridere in generale questo comportamento del Movimento, una sorta di diktat “Di Maio o nulla”. Forse non hanno ancora capito che non hanno una maggioranza in Parlamento. Comunque, parleremo con tutti gli incaricati del capo dello Stato».

 

Anche con lo stesso Di Maio?

«Se sarà incaricato, lo incontreremo. Non credo che ci siano i numeri dentro il mio gruppo per votare la fiducia a un governo guidato da lui. Ma tutti, anche dentro i 5 Stelle, sanno che non possono imporci un nome secco. Parlarci sì, votargli la fiducia no».

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