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Marco Pacciotti: “Dalla Bossi-Fini a Dublino 2. Tutte le “dimenticanze” della Lega”

Leggere le dichiarazioni di Salvini e di altri esponenti della destra italiani di questi ultime settimane sul tema immigrazione è “sorprendente” e per molti aspetti sconcertante.

Ogni giorno ripetono alla noia slogan e ricette populiste, con l’inevitabile corollario di toni sempre più esasperati e marcatamente xenofobi e razzisti. Quello che sorprende di più invece è la strisciante e sistematica operazione di rimozione delle proprie responsabilità politiche. Le due cose vengono portate avanti insieme non casualmente, sono parti integranti di una strategia del consenso studiata e portata avanti con cinismo.

Lo scopo evidente è quello di affermare la primazia elettorale della Lega a destra e lo strumento usato è alimentare la paura e la diffidenza verso i migranti. Per fare questo Salvini ha velocemente liquidato Bossi e l’armamentario secessionista con un restyling che ha portato Lega ad abbracciare idealmente in Europa le peggiori forze euroscettiche, nazionaliste e xenofobe come lo UKIP inglese, il FN francese o le ungheresi Fidesz e Jobbik . Una conversione tanto rapida quanto spregiudicata al nazionalismo xenofobo è una condizione utile ma non sufficiente a sfondare in tutta Italia. Per riuscire a vincere la partita contro Berlusconi per la leadership a destra occorre di più, ovvero presentarsi come intonsi dall’operato dei governi precedenti e dai loro fallimenti. Quale credibilità avrebbe altrimenti ? Poca o nessuna agli occhi degli elettori impauriti dalle loro attuali bugie e mistificazioni su inesistenti invasioni. Questa la ragione di fondo della gigantesca operazione di rimozione in corso.

Per queste ragioni è necessario riaffermare la verità e ricordare bene i fatti, inchiodando Salvini ai propri fallimenti politici. Non per entrare nel gioco dello scaricabarile, ma perché il tema immigrazione, in particolare sul fronte profughi, è complesso e ha spesso risvolti drammatici che andrebbero affrontati senza furbizie e ideologie.

Evitando di alimentare psicosi e divisioni continuando a parlare di milioni di persone a fronte di poche decina di migliaia che invece rimangono in realtà. Così come sarebbe corretto smettere di parlare di immigrazione come di una cosa indistinta e come fonte di problemi.

La realtà è ben differente e da anni ormai ci viene descritta dai rapporti di Censis, l’Istat e l’Inps che ci spiegano come l’Italia abbia bisogno di questi nostri nuovi cittadini e di quanto il loro contributo demografico, culturale ed economico sia strutturale e indispensabile alla tenuta del sistema.

Ricordiamo quindi alcune delle cose che vengono selettivamente dimenticate. In primis credo sia giusto rammentare qui il totale fallimento della Bossi-Fini del 2002, ancora vigente.

Una legge vessatoria e inefficace che spesso è volutamente omessa nel dibattito pubblico da quelle stesse forze politiche che ne furono artefici e che ancora oggi produce “irregolarità” per decine di migliaia di cittadini stranieri, molti dei quali da anni vivono regolarmente in Italia. Norme che rendono impossibile de facto l’ingresso regolare a molti lavoratori straniere pur necessari al nostro sistema.

Per quanto riguarda invece il tema profughi c’è da chiedersi – retoricamente¬ – chi firmò il regolamento di Dublino 2 nel 2003, senza aver avuto poi la forza di ridiscuterlo. Una inerzia colpevole poiché era evidente quanto esso rappresentasse il trionfo degli egoismi nazionali su una idea di Europa solidale a tutto discapito dell’Italia e degli altri paesi UE del Mediterraneo. Una forma di amnesia che arriva fino al 2011 con Maroni ministro degli Interni, il quale scelse l’emergenza per affrontare l’arrivo di circa 60 mila persone sbarcate a seguito dei sommovimenti della “primavera araba”. Uno stato di emergenza che comportò meno controlli sulla gestione dei soldi e la qualità di servizi. Costi elevati senza che si intervenisse invece a rafforzare la rete ordinaria di accoglienza come invece questo si sta facendo a fronte di arrivi quasi quadruplicati rispetto ad allora.

Un sistema di accoglienza voluto da questo governo in accordo con le Regioni e gli enti locali senza ricorrere allo stato di emergenza.
Una differenza sostanziale che ha permesso di gestire meglio e con maggiore efficienza la situazione, riuscendo a ridurre le spese pro capite per l’accoglienza dei richiedenti asilo e di aumentare l’offerta di posti disponibili. Molto si può ancora fare per rafforzare e migliorare questa rete, ma sicuramente la via intrapresa è corretta e radicalmente diversa dal recente passato.

Quella di allora invece fu una scelta miope che portò anche a gestioni poco oculate degli ingenti fondi europei erogati e che indirettamente permise il verificarsi di episodi di malaffare gravissimi come l’inchiesta Mafia Capitale dimostra.

Una lunga fase politica nella quale Salvini era membro autorevole di un partito che occupava postazioni strategiche di governo e che compì scelte fallimentari. Ad ascoltarlo oggi invece sembra che lui fosse altrove ad occuparsi di chissà cosa.

Ricordare queste cose è doveroso e necessario. Sono sempre più convinto infatti che in Italia si debba contrastare con nettezza la deriva populista e razzista montante attraverso una grande mobilitazione culturale e politica, da portare avanti con le armi del buon governo e della verità. Quella verità che la Lega ha rimosso e che invece indurrebbe tutte le parti ad affrontare questa sfida rappresentata dall’emigrazione forzate con realismo e toni adeguati in un quadro europeo, quello sicuramente più adeguato per dare risposte efficaci e solidali.

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