“L’economia sarebbe molto diversa se le donne potessero lavorare e fare impresa quanto gli uomini.
I dati dell’Ocse sono chiari: la percentuale di donne imprenditrici è ancora troppo bassa, l’accesso al credito per le donne che scelgono di fare impresa è difficile, le loro ‘reti’ di contatti troppo fragili. Permane un problema culturale: nonostante tutti gli sforzi, ‘imprenditorialità’ è ancora valore maschile. E se si tratta di un problema europeo, l’Italia ha un ritardo comparato che l’attuale crisi rischia di ampliare”.
Lo scrive il sottosegretario dello Sviluppo economico Gian Paolo Manzella in un intervento sul Sole 24 Ore nel quale sottolinea che “il tema dell’impresa femminile va rimesso al centro. Con alcuni punti fermi. Il primo è il rafforzamento degli incentivi alle imprese, in cui ai tradizionali contributi per le Pmi a guida femminile si devono affiancare strumenti di finanziamento per le startup, definiti in collaborazione con il Fondo nazionale innovazione. C’è poi da approfondire il lavoro su formazione e cultura, con il sostegno a programmi analoghi a quelli presenti in molti Paesi: dedicati alla diffusione tra la popolazione femminile dei valori di impresa e a sensibilizzare sulle opportunità di formazione, a partire dalle facoltà tecnico scientifiche.
Vi è, infine, l’assistenza alle imprese, che deve vedere il sostegno a incubatori e acceleratori specializzati. Luoghi nei quali la donna che decide di avviare un’impresa trovi aiuto, competenze, indicazioni.
Se questi sono i tre assi di intervento, la loro attuazione deve vedere il pieno coinvolgimento del livello regionale e delle Camere di Commercio. Bisogna farlo adesso.
Se il Recovery Fund è l’occasione per affrontare nodi da troppo tempo irrisolti, quello dell’imprenditoria femminile è uno dei più urgenti. Passa anche da qui un’Italia più competitiva, più giusta, più moderna”.