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Majorino: “Il Governo usa l’emergenza migratoria per attaccare le istituzioni e creare conflitto”

Non si placano le critiche del Partito Democratico contro le politiche del governo di Giorgia Meloni in tema di immigrazione e gestione dei diritti sociali.

In un’intervista a l’Unità Pierfrancesco Majorino, responsabile per le Politiche migratorie e Diritto alla Casa del Partito Democratico (PD), accusa la premier di utilizzare l’emergenza migratoria come strumento per alimentare una retorica di paura e di conflitto. Questo approccio, secondo Majorino, è funzionale a mantenere uno stato di allarme sociale, che giustifica azioni repressive e la narrazione di un’invasione da parte degli immigrati.

Inoltre, Majorino vede nella recente crisi legata al Piano Mattei per l’Africa e alla questione dell’accordo con l’Albania un sintomo di una strategia deliberata da parte del governo per mantenere un clima di tensione, che aiuta a giustificare anche attacchi alle istituzioni democratiche, come quelli alla magistratura. Questo, per Majorino, parla di una “sindrome ungherese”, dove il governo cerca di minare la separazione dei poteri e la democrazia stessa. “Riavvolgiamo il nastro” dice Majorino, “il governo crea un totem della repressione delle persone con il CPR d’Albania, poi si rende conto che ha messo in piedi un progetto che – oltre ad essere costosissimo – cozza con il diritto internazionale e le scelte del governo stesso e cosa fa? Attacca i giudici”.

Passando alle politiche sociali, Majorino critica duramente il governo per aver tagliato fondi cruciali per l’affitto e per la sanità pubblica, dimostrando così di essere forte con i deboli e debole con i forti. Sostiene poi che le politiche del governo favoriscono le disuguaglianze sociali e rendono il paese meno sicuro, sia sul fronte sociale che su quello della criminalità.

Infine, Majorino presenta una visione alternativa per la gestione dell’immigrazione, proponendo un superamento della Legge Bossi-Fini. Secondo Majorino: “Quel che noi diciamo è: cambiamo radicalmente il modello. Facciamo sì che le persone possano essere considerate regolari anche se il lavoro non ce l’hanno garantendo loro un permesso temporaneo, dunque con un inizio e una fine, connesso alla ricerca stessa del lavoro. Definiamo, in altre parole, un patto con chi arriva: garantiamo canali legali d’ingresso, che spazzerebbero via il ricorso ai barconi, realizziamo grandi piani per l’inclusione sociale e controlliamo meglio chi, essendo in Italia regolarmente, diventa perfino più “tracciabile”. Questo modello, che ho ovviamente semplificato molto, l’Italia non lo ha mai sperimentato e fatica, pure, a prendere corpo in Europa. Ma io credo che sia un approccio capace non solo di favorire la “promozione della persona” ma anche di rendere più sicure le nostre città”.

Poi una riflessione sul conflitto israelo-palestinese, che preoccupa molto e su cui è necessario prendere una posizione netta. Majorino esprime la speranza che la pace possa essere raggiunta attraverso un nuovo protagonismo internazionale e il riconoscimento dello Stato di Palestina, criticando duramente la politica israeliana degli ultimi anni sotto il governo Netanyahu.

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