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M5S, Di Maio padre dei disastri amministativi dei grillini


“Povero Di Maio, costretto a difendere l’indifendibile. A partire dalle battute di un comico che però, ahi loro, è anche il ‘garante’ del M5S. Ed è a suo nome che un anonimo staff può decidere tramite il solito server milanese di cacciare o meno un sindaco, come confermato ieri da Virginia Raggi.

I vetri stridono, ma l’ineffabile Di Maio continua l’arrampicata. E pensa di rubricare come ‘narrazione apocalittica’ la mafia a Quarto, l’abusivismo a Bagheria, i guai di Livorno, le scomuniche di Parma, Gela, Comacchio. Altro che macchioline.

In realtà governare è molto più difficile che ripetere a pappagallo vuoti slogan populisti. Infatti i loro amministratori sono generatori automatici di disastri. Ma gli italiani, stavolta, non si faranno fregare”. E’ quanto dichiara Stefano Esposito, senatore del Partito Democratico.

 

“Di Maio si confronta con la realtà del fallimento amministrativo, quello si apocalittico, dei Comuni amministrati dai 5 Stelle. Governano in 17 realtà e in 14 hanno problemi. Tra le buone pratiche abbiamo l’abusivismo a Gela, avvisi di garanzia a Pomezia, Parma, Mira, Livorno, dove tra l’altro le tasse sono andate alle stelle.

La mafia a Quarto. Il tutto condito da silenzi mezze verità, fughe, epurazioni varie: hanno cacciato i sindaci a Gela, Comacchio e forse anche a Parma. A Roma hanno una candidata a Sindaco che non conosce neanche come funzionano le poste finanziarie del Comune. Insomma, un disastro fatto di mancanza di trasparenza, doppie morali, e incapacità varia, il tutto pagato dai poveri cittadini.

Di Maio è il responsabile Enti locali dei 5 Stelle, tragga le conseguenze di tanti fallimenti: anche se non glielo chiede Grillo, in un soprassalto di autocoscienza, si dimetta”, esorta Andrea Romano parlamentare del PD.

 

Dichiara Ernesto Carbone della segreteria PD: “J. J. Rousseau si rivolta nella tomba. In pratica dal contratto sociale al contratto con la Casaleggio associati. Altro che democrazia dal basso. Fine del Movimento, avanti con il partito azienda che controlla tutti e tutto.

Candidati ed esponenti asserviti e ignoranti della materia, sempre più etero diretti. Dei droni che, al pari dell’azienda di Milano che li istruisce, non conoscono i problemi delle città dove si candidano. La topica della Raggi sullo sblocca Roma ne è la clamorosa prova. Dal livello locale a quello nazionale per i 5 Stelle il risultato non cambia. Un campionario di opacità e inadeguatezza cui Grillo fa da garante”.

 

“Da Di Maio ormai arriva tutto e il contrario di tutto, con un unico comune denominatore: un imbarazzato arrampicarsi sugli specchi. Come è noto, in attesa di trovare una nuova leadership, il M5S deve contenere i disastri provenienti da quasi tutte le amministrazioni a targa pentastellata.

Non si capisce però perché di un problema interno a un movimento debbano farne le spese tutti gli italiani, con un’importante carica istituzionale, come quella ricoperta da Di Maio, svilita al rango di passacarte di un fantomatico staff. Abbia un minimo di dignità e la pianti con attacchi sterili e vergognosi al Governo e a Renzi solo per coprire le magagne dei suoi amici”. Lo dichiara la senatrice Camilla Fabbri.

 

“Il partito cammina sulle sue gambe? Di Maio è in confusione totale. Un giorno Grillo fa un passo a lato, un giorno è il garante che espelle Pizzarotti ma salva Nogarin, un altro è il comico che insulta il sindaco di Londra”, così Emanuele Fiano della segreteria PD.

E’ una maionese impazzita tra triple o quadruple morali, falsità e opacità diffusa. Il tutto a danno dei cittadini che ogni mattina scontano le decisioni di Grillo e della Casaleggio associati su chi espellere con fantomatici algoritmi”.

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