“Qui c’è una comunità che non riconosce nei valori leghisti. Con la paura non si costruisce la sicurezza. E neanche il rilancio economico”. Arturo Lorenzoni, nel 2017 con una battaglia gloriosa al comune di Padova ha preso il 23% con una coalizione civica ed è diventato vicesindaco. Ora ha lasciato il comune per sfidare Zaia alla Regione.
“La partita è difficile”, ammette, in un’intervista su Il Manifesto. Ma “ci sono temi importanti che oggi non sono affrontati. Ambiente, trasporti. Sanità”.
Se Zaia è, fra i presidenti di destra, quello uscito meglio dal disastro della pandemia, per Lorenzoni è frutto della sua “grande capacità comunicativa. Ma le debolezze della sanità del territorio ai cittadini veneti sono evidentissime. Zaia passa per bravo amministratore anche fra i non leghisti. Zaia è un amministratore che per paura di sbagliare fa molto poco. Invece la Regione ha bisogno di innovare. E di un rilancio dell’economia che aspettiamo da troppo tempo”.
“La Lega – sottolinea Lorenzoni – ha una serie di punti in agenda inaccettabili per un democratico. L’accoglienza degli stranieri fa parte del processo di integrazione economica. E l’atteggiamento verso le diversità, l’ossessione di un nemico. Nella Lega Zaia è l’antiSalvini. Io vedo una sola Lega, con tante facce. Ma una sola Lega“.
Un programma in buona parte condivisibile dai Stelle è quello che rivendica Lorenzoni: “Due delle stelle, l’ambiente e l’energia, possono trovare risposte interessanti nel mio percorso professionale prima della politica: per 25 anni ho fatto ricerca universitaria su questi temi”. n
Lei ha gioito per l’accordo sul Recovery fund. Sono rimasto positivamente dalla capacità negoziale del premier. Ha posto le basi per uscire da una crisi spaventosa. I soldi del Mes potrebbero servire alla sua regione? Certo, sono un’opportunità.