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Letta: la scelta di due donne capigruppo è solo il primo passo

“La situazione del Partito democratico che ho trovato è incrostata di un maschilismo e per romperlo c’è bisogno di gesti forti. Io faccio il rompighiaccio”.

Lo ha detto il segretario del PD, Enrico Letta, in collegamento su Corriere.it per intervenire sul tema delle donne in politica, e a proposito della nomina di Simona Malpezzi come capogruppo al Senato e di Debora Serracchiani alla Camera.

Necessario un gesto di rottura: due donne capigruppo è solo il primo passo

“Dico due cifre per far capire perchè c’era bisogno che entrambi i capigruppo fossero donne – sottolinea Letta -. La prima linea del PD finora è stata composta da uomini: il segretario, i ministri, i Presidenti di Regione, i capigruppo.

In questi giorni – ha aggiunto Letta – ho dovuto combattere contro le critiche di maschi, bianchi, cinquantenni che mi dicevano: ‘Due donne pur che sia? Vanno scelte in base alle competenze’. Questo è assolutamente giusto. Peccato che nessuno faccia il discorso ‘due uomini pur che sia’. Quando si tratta di andare su due uomini vai sull’automatico. Naturalmente quello che ho fatto è solo il primo passo“.

Promuovere la presenza delle donne in politica

“Lo dico subito, mi prendo l’impegno, se toccherà a me organizzare le liste del PD per le prossime elezioni, e se la legge elettorale resterà questa, mi faccio garante di un dovere sacrosanto: promuovere la presenza delle donne.

L’Italia è un Paese tutto al maschile. La questione chiave è quella dei vertici. Quando si arriva a competere per una posizione apicale, c’è sempre un uomo. Non è questione soltanto di politica. Una vera parità ai vertici è possibile se cresce un universo di persone di sesso femminile che stanno già vicine a quelle responsabilità.

È per questo che chi critica le quote rose nei consigli di amministrazione sbaglia. Tutta l’ironia che si fa sulle quote rosa è tipica del benaltrismo italiano che non condivido.

L’obiettivo è quello di far sì che il nostro Paese abbia il 50% di rettori donne, che un giorno il Corriere della Sera sia diretto da una donna, che ci sia la possibilità che anche il prossimo presidente della Repubblica possa essere una donna“.

Università democratiche per superare le appartenenze correntizie

“In un grande partito come il nostro sono assolutamente legittime le aree culturali, le differenze di pensiero ed è anche legittimo che si organizzino. Quello che io trovo sbagliato è che questo finisca per sclerotizzarsi, in un’organizzazione eccessivamente dominata dalle correnti che occupano tutti gli spazi della vita di un partito.

Per questo ho proposto nella mia relazione di candidatura due settimane fa, di far nascere le università democratiche, un luogo dove si fa formazione e da dove escono persone che le cose essenziali le sanno. Poi in tutto questo c’è anche la grande responsabilità politica di chi guida, che deve premiare il talento e non le appartenenze correntizie“.

Competenza e rappresentatività nella selezione della classe dirigente

“La selezione della classe dirigente è un obiettivo su cui sto già lavorando per far sì che la competenza venga premiata e che ci sia una buona sintesi tra la competenza e la rappresentatività, che però è sempre difficile da raggiungere. Perché il Parlamento non può essere un Parlamento tutto composto esclusivamente da professori universitari. La politica è fatta di rappresentatività, rapporti con i territori, e per questo i partiti politici sono importanti, perché selezionano la classe dirigente, proponendo delle candidature agli elettori”.

 

Intervista completa su Il Corriere della Sera

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