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Letta: “I 5 grandi UE vadano a Kiev e poi incontrino Putin”

Sintesi dell’intervista di Roberto Gressi sul Corriere della Sera

 

“E’ l’ora del cessate il fuoco, della tregua, della pace. L’aggressore è uno e uno solo: Putin. Va fermato, fiaccato, spinto alla pace e solo gli ucraini possono dire a quale condizioni arrivarvi, la sofferenza di questa guerra grava tutta sulle loro spalle”, Letta inizia così la sua intervista al Corriere, e aggiunge: “Ma il problema è che Putin non dà segnali, non si intravede la pace, c’è una forte preoccupazione, lo spread torna a 200 punti e c’è il rischio della recessione. Serve un patto tra tutti per evitare la recessione, ottima la scelta dell’assegno per l’energia”.

“Va fatta ora una Confederazione europea che accolga subito non solo l’Ucraina, ma anche Moldavia, Georgia, Macedonia del Nord, Albania e Serbia. E cinque grandi Paesi, Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia devono muoversi ora, uniti, per la pace. Andare prima a Kiev e poi incontrare Putin. Non dobbiamo farci guidare dagli Usa, l’Europa è adulta. Questa guerra è in Europa e l’Europa deve fermarla”.

Letta continua parlando di politica interna al Paese: “Manca un anno alla fine della legislatura. Ora bisogna evitare lacerazioni e ogni rischio di crisi di governo. Bisogna andare avanti con un convinto sostegno a Draghi. E il Pd è intenzionato a confermare la politica del campo largo, rilanciando la partecipazione grazie alle Agorà democratiche. Sulla guerra le difficoltà sono di tutti, anche del centrodestra”.

Un passaggio sulla legge elettorale: “Trovo il sistema di voto attuale assolutamente pessimo, sono per cambiarlo ma bisognerà lavorare sodo per arrivare a un accordo in Parlamento. Le tre priorità sono la pace, poi ancora la pace e infine le misure sociali ed economiche per evitare la recessione e spingere sulla sostenibilità”.

Letta chiude con i progetti a breve termine: “Bisogna ripartire subito: la legge sulla concorrenza, la delega, fiscale, le riforme sociali del ministro Orlando. Ma soprattutto basta con il “metodo catasto”. Una sceneggiata per ribadire un no alle tasse sulla casa che era già stato garantito da Draghi. E’ inaccettabile che ogni partito negozi le sue cose con Palazzo Chigi a fini elettorali”.

 

Intervista integrale sul Corriere della Sera

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