Il terzo settore sta soffrendo enormemente a causa della pandemia. Si contano molti morti tra i suoi operatori e volontari. La chiusura totale o parziale di diversi servizi richiede un urgente ripensamento di molte attività. C’è poi grande incertezza sul futuro.
Alla sospensione dei servizi diurni di welfare si è iniziato a fare fronte, autorizzando le pubbliche Amministrazioni a riconoscere i pagamenti già previsti a condizione di riconvertirne in questi mesi le attività e di essere pronti alla ripartenza. Tuttavia occorre completare la trattativa con i Comuni per ristorarli delle molte mancate entrate, così da consentire più facilmente il pagamento dei corrispettivi. E serve assicurare finalmente un’ampia e continua disponibilità dei dispositivi di protezione.
Per ridurre una così grande incertezza, occorre (emendamento al Cura Italia) inoltre concedere agli enti pubblici la facoltà di prorogare contratti, accreditamenti e convenzioni in essere, nonché di modificarne i contenuti contrattuali.
Sono già previsti interventi di sostegno, quali il pagamento degli affitti, lo smobilizzo dei crediti, ammortizzatori sociali e cassa in deroga. Ciò però vale per il terzo settore con natura di impresa sociale (soprattutto cooperative sociali) e non per l’associazionismo, il volontariato e gli enti religiosi civilmente riconosciuti. Ma anche questi enti oggi vedono sospese le proprie attività e dunque gli introiti, dovendo continuare a sopportare i costi per sedi, utenze, veicoli, ecc. Si tratta quindi di aprire gli strumenti per la liquidità anche ai soggetti del libro primo del Codice Civile e di prevedere un fondo loro dedicato per i rimborsi di tali spese.
Tra le urgenze c’è anche quella di sbloccare i pagamenti delle quote del 5×1000. Si tratta di completare il percorso parlamentare del relativo dpcm, ora alle Camere, per velocizzare il procedimento di riparto e rendere tale anticipazione strutturale, così da poter pagare quanto prima gli anni 2018 e 2019. In questo modo si assicura subito liquidità al sistema.
La pandemia fa inoltre emergere l’importanza del Servizio civile per i giovani e l’intuizione di renderlo “universale”, cioè accessibile a tutti i giovani che desiderano farlo. Ciò vale ancora di più in vista della ricostruzione. Ma per questo è necessario il reintegro dei fondi e una loro stabilizzazione.
Ci sono moltissime altre sfide, per tutelare e rilanciare un patrimonio di civismo e di solidarietà straordinario. Appena dopo l’emergenza dovremo ripensare il nostro modo di vivere e quel patrimonio di relazioni e di umanità sarà cruciale. Si chiama terzo settore, ma non è l’ultimo.