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Legge elettorale, Martina: non saremo noi del Pd a impedire una larga intesa

Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura e vicesegretario del Pd, avverte che la soluzione da trovare sulla legge elettorale deve essere «utile al Paese, non ai singoli partiti». «Con le proposte avanzate, il Pd ha dimostrato grande disponibilità. Siamo consapevoli che da soli non bastiamo, ma ci sono due principi ai quali non possiamo rinunciare: la governabilità e la rappresentanza. Vediamo se nelle prossime ore sarà possibile fare passi in avanti».

Sembra però tramontata la vostra proposta di un Mattarellum rivisto con il 50% di maggioritario e 50% proporzionale. Cresce invece l’ipotesi di estendere l’Italicum al Senato: in sostanza si tratta di un sistema proporzionale che garantisce la rappresentanza e non la governabilità.

«Non dobbiamo rinunciare ad un impianto maggioritario. Tutti facciano uno sforzo nell’interesse del Paese. Fin qui gli unici a cercare una soluzione siamo stati noi. Ci sono ancora passaggi importanti da fare in commissione Affari costituzionali. Quanto al Mattarellum c’è stata una disponibilità a ragionare ma dentro Forza Italia si è aperta una discussione. Quella che sembrava una proposta è stata bloccata».

Dunque non la convince la possibilità dell’Italicu m che sta prendendo quota?

«Al contrario. Dico che è in corso una discussione da sviluppare ancora. Non sarà il Pd a impedire che si trovi un’intesa».

L’ad di Unicredit Ghizzoni non ha ancora smentito l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli che nel suo libro parla di interessamento all’acquisto di banca Etruria. In attesa di un chiarimento Boschi dovrebbe dimettersi?

«Maria Elena Boschi ha già smentito e querelato. Anche l’istituto ha smentito. Il resto è solo speculazione politica da parte dei 5 Stelle e della Lega. I 5 Stelle in particolare vogliono nascondere i loro grandi problemi».

Lei è il nuovo vicesegretario unico del Pd: dovrà gestire le prossime amministrative e le politiche. Appuntamenti molto impegnativi e concreti che non sembrano avere a che fare con gli impegni presi da Renzi con Obama per costruire il network di attivisti globali. Ci spiega in che modo ne farete parte?

«Può sembrare un’idea troppo ambiziosa rispetto all’agenda quotidiana. Ma questi spazi di progettualità fanno invece la differenza tra chi vuole avere sguardi lunghi e chi si ferma solo alla polemica di giornata. La presenza di Obama è stata l’occasione per identificare alcune sfide decisive del nostro tempo».

Cosa farete insieme a Obama?

«L’idea è quella di costruire un grande laboratorio internazionale di formazione dal basso di giovani disposti all’impegno nel campo democratico e progressista sarà decisivo. Si tratta di scommettere sui protagonisti della buona politica di domani e questo si può fare in tanti modi. Dal mondo come da casa propria. Come faremo domenica a Roma invasa dai rifiuti organizzando una giornata in cui i nostri volontari si rimboccheranno le maniche e andranno a sistemare e pulire gli spazi pubblici. C’è un filo conduttore da promuovere tra locale e globale per rendersi utile e cambiare in meglio le cose. Il Pd ha questo compito: più che raccontare il cambiamento, concretizzarlo anche con i giovani millenials».

I Giovani Democratici del suo partito sostengono che i 20 millenials nominati nella Direzione Pd sono stati selezionati con il manuale Cencelli, secondo le correnti.

«I giovani democratici sono fondamentali per il lavoro che faremo. E anche i ragazzi della nuova Direzione rappresentano esperienze preziose. Lavoreremo tutti insieme. Per la prima volta una generazione ha la possibilità di lavorare nella direzione di un partito. Si faccia sentire»

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