La legge di bilancio del Governo Meloni continua a mietere vittime: oltre a sanità ed istruzione, tocca anche al trasporto pubblico locale. Tre capisaldi fondamentali che riguardano il futuro e il cui definanziamento mette a rischio la tenuta sociale ed economica dell’intero sistema Paese.
Dietro all’incessante propaganda che tenta di nascondere la realtà, si cela il preciso disegno di privatizzare, comprimendo diritti fondamentali previsti dalla nostra Carta costituzionale. Tra questi, il diritto alla mobilità è da mesi messo in discussione dalla totale assenza del ministro dei trasporti Salvini, che di tutto si occupa tranne che dei doveri del suo mandato.
Da tempo, in Parlamento, il Partito Democratico sta chiedendo di intervenire sul trasporto pubblico locale con risorse adeguate, indispensabili per rispondere alle esigenze espresse dalle aziende per far fronte agli investimenti e alla crescita dei costi di gestione, come per il rinnovo del contratto nazionale degli autoferrotranvieri, che vede un’occupazione in forte crisi per i bassi stipendi e tempi di lavoro inaccettabili.
Si tratta di richieste che non possono essere tacciate di strumentalizzazione politica, in quanto trovano conferma nella protesta delle associazioni di impresa che ritengono inadeguato lo stanziamento economico previsto per il 2025 (peraltro neanche strutturale); richieste che hanno costretto le sigle sindacali di categoria ad indire un sciopero nazionale per il prossimo 8 novembre; richieste che si possono tranquillamente evincere dall’esasperazione dei cittadini che si vedono tagliare corse e servizi, costringendoli a fare ricorso al mezzo privato in barba ad ogni politica di una mobilità eco-sostenibile.
Sarebbero necessari circa 1,7 miliardi per far fronte, almeno in via emergenziale, alle difficoltà che si lamentano in tutte le regioni (di qualsiasi schieramento politico). Un intervento che non può che rappresentare il punto di partenza per uno sviluppo costante e generale dell’intero sistema di trasporto pubblico locale, senza alcuna differenza tra aree del Paese.
Il potenziamento e l’efficientamento del trasporto pubblico locale sono il primo passo per dare risposte alla crisi ambientale e per ridurre l’insorgenza di malattie associate, riducendo così anche i costi sociale e per la sanità pubblica, senza poi contare quanto sia importante in termini di sostegno al welfare sociale. A tal fine bisogna invertire il paradigma dell’approccio al modello trasportistico, partendo da una visione globale della mobilità per poi individuare le infrastrutture necessarie, mentre invece si sperperano risorse economiche per realizzare un faraonico ponte sullo Stretto in un territorio che è assolutamente carente di infrastrutture stradali e ferroviarie e di servizi di trasporto pubblico.
La miopia di questo Governo ci costringerà a rimanere la Cenerentola in Europa.
Il Coordinamento nazionale dei Circoli dei trasporti del Partito Democratico, insieme a tutto il Partito Democratico, continuerà questa importante battaglia per il futuro del Paese a fianco di cittadini, lavoratori ed imprese, perché si inverta immediatamente la rotta e si investa in maniera consistente e duratura su uno dei segmenti più importanti per uno sviluppo eco-sostenibile, con politiche mirate a migliorare la qualità a la vivibilità della delle nostre città, per fare dell’Italia un paese all’avanguardia in Europa.
Coordinamento Nazionale dei Circoli dei Trasporti del Partito Democratico