Nell’Agro pontino, in provincia di Latina, di nuovo una vicenda che accende un faro su una situazione intollerabile. Un lavoratore agricolo, di origine indiana, perde il braccio in un incidente mentre taglia il fieno. I caporali lo abbandonato davanti alla sua abitazione.
“Perde il braccio mentre lavora e lo scaricano come un sacco di patate”, denuncia Arturo Scotto su X. “Succede a Latina. Sembra l’800 e invece è il 2024. Il lavoro non conta più nulla. 2 settimane fa denunciavamo in un’interrogazione le spietate pratiche del caporalato nell’agropontino. Oggi arriva la conferma”.
La responsabile Lavoro del Pd, Cecilia Guerra, sottolinea come quanto occorso non sia un caso isolato. “La tragica vicenda del lavoratore indiano, con un braccio tranciato e il corpo schiacciato da un macchinario, che viene caricato su un pulmino e abbandonato senza soccorso davanti a casa, per evitare responsabilità da parte del datore di lavoro, con il rischio elevatissimo di condannarlo a morte, non è il frutto di un comportamento isolato, di rara e drammatica disumanità“, scrive Guerra.
Quanto accaduto, continua la parlamentare dem, “È il coerente risultato del sistema agromafioso che opera nella provincia di Latina, denunciato con dovizia di dati da ricerche e inchieste compiute da organizzazioni, nazionali e internazionali, oltre che da indagini delle forze dell’ordine relative alla connivenza, quando non alla corruzione, di personaggi rilevanti nel mondo delle professioni e della politica locale e nazionale. Un sistema in cui lo sfruttamento estremo e la violenza nei confronti dei braccianti, spesso di origine straniera, configura una moderna versione di pratiche antiche di schiavitù e segregazione. È questo sistema che va smantellato se si vuole davvero evitare il ripetersi di episodi così intollerabili agli occhi di ogni essere che possa dirsi umano”.
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