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‘La vita che riemerge. Storie di straordinaria accoglienza’

Dal palco centrale della Festa nazionale de l’Unità in corso a Catania ‘La vita che riemerge. Storie di straordinaria accoglienza’ con il sottosegretario al Ministero della Giustizia Gennaro Migliore e con Matteo Biffoni, sindaco di Prato e Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa e Linosa, moderati da Giorgio Santelli.

 

Migliore. “L’accoglienza è un tema che non ci divide ma ci unisce. Lo spirito del PD è per dire sì all’accoglienza. Vorrei partire da qui, da Catania, e ne approfitto per ringraziare la Marina, la Guardia di Finanza, la Guardia Costiera che hanno salvato migliaia di vite umane. L’accoglienza non è il fiore all’occhiello del nostro Paese, partita male già nel 2011, ma può e deve essere migliorata. Questo territorio, il Sud, durante la prima fase dell’emergenza migranti, la Primavera araba, ha dovuto accogliere tutti coloro che arrivavano in Italia. È mancata la politica che spiegasse che si trattava di fenomeni che si sarebbero ampliati. Se ci fosse stata una politica di programmazione, come c’è in tanti Comuni oggi, se si fosse capito che si trattava di servizi essenziali, quell’allarme sociale lo avremmo affrontato diversamente. Quando ho chiesto a Maroni di venire a parlare e spiegaci come affrontare il fenomeno, non volle venire, né collaborare con i grandi Comuni. La prima disciplina dovrebbe essere la collaborazione delle istituzioni. Il tema non è solo dell’accoglienza ma dovremmo avere più coraggio nel dire che si tratta di emergenze che non possono cadere sulle spalle dei cittadini ma essere responsabilità della classe dirigente. Quando ho visto le 300 bare di migranti, il 3 ottobre del 2013, io mi sono sentito responsabile, perché tutti siamo cittadini del mondo. Dobbiamo fare una battaglia uniti, ora i numeri dei flussi sono sostenibili. Spesso queste persone che arrivano da noi sono sfruttate dai mercanti di morte e pagano i mercanti di schiavi per poter essere buttati in scafi precari. Chi paga meno viene messo nelle stive e subisce pesanti ustioni con acqua di mare e benzina. Giusi Nicolini di migranti ne ha visti tanti e non ha mai rinunciato a tendere la mano. Dovremmo poter fare almeno una parte di quello che fa la comunità di Lampedusa”.

 

 

Biffoni. “Il tema non è semplice da gestire, ma è anche vero che ci sono situazioni che ci stiamo complicando da soli. Il Sindaco di Palermo ad esempio in una nottata ha gestito 180 minori, quindi sgombriamo il campo da falsi miti su questo tema. Le responsabilità devo essere ovunque e per tutti. Noi ci mettiamo la faccia, creando un sistema di accoglienza diffuso su tutto il territorio, passando dal sistema dell’accoglienza straordinaria ad un sistema organizzato, per far sì che il migrante venga accompagnato nel suo percorso, per farlo poi camminare con le proprie gambe, in attesa di interventi più radicali. Non si tratta più di un’emergenza perché la situazione è ormai strutturata. Scappare dalla fame e dalle persecuzioni è una scelta obbligata. Ci sono migliaia di bambini affidati agli scafisti che vengono mandati qui. Sarebbe opportuno creare piccoli centri diffusi sui territori e chiediamo inoltre che ci siano tempi rapidi nella definizione degli status. Se penso al lavoro delle Commissioni mi rendo conto che la lentezza della giustizia ordinaria spesso blocca le persone. Inoltre, ragioniamo anche sulla possibilità di far lavorare in maniera dignitosa questi migranti, altrimenti si rischiano situazioni complesse. Per 4 euro al giorno nella mia ricca Toscana giovani migranti vengono sfruttati”.

 

Nicolini. “In questo momento abbiamo 1175 migranti, i posti sono ancora meno di prima a causa di un incendio all’inizio dell’estate. Donne e bambini stanno dormendo per terra. L’unica cosa che chiedo è di velocizzare gli aiuti, altrimenti le condizioni igienico sanitarie peggiorano. Siamo la prima porta più vicina per l’Europa, rimaniamo il porto sicuro più vicino ai luoghi di soccorso. Riceviamo gente ustionata, traumatizzata, persone che necessitano cure mediche, per questo non possiamo essere l’ultimo anello della catena nell’accoglienza perché manca solidarietà da parte di altre regioni. Abbiamo tanta rabbia verso i governi europei che hanno chiuso le frontiere, ma poi abbiamo anche noi i nostri Capalbio. Vista da Lampedusa l’Europa è un’idea lontana. A Lampedusa si capisce di più il nesso tra le ingiustizie europee. Ultimamente ci sono tante persone che arrivano dal Bangladesh e le politiche di chiusura determinano viaggi più lunghi per i profughi e più morti. Vi sono politiche assurde e disumane. Questo non è un atteggiamento di rassegnazione ma propositivo. Le persone come me che da 20 anni si rendono conto delle ragioni di questi viaggi e guardano in faccia queste persone sono convinte che bisognerebbe creare un nuovo ordine mondiale”.

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