La produzione indiustriale nel nostro Paese segna un nuovo record negativo: sono 23 i mesi successivi che la registrano in calo, portando il dato annuo a un 3,5% in negativo, nel 2024, rispetto all’anno precedente. Lo certifica l’Istat, confermando l’allarme sulla gravità della situazione: è il dato peggiore dalla crisi del 2008-2009, esclusi gli anni dell’emergenza pandemica.
“A dicembre, 23° mese consecutivo di calo della produzione industriale: -7,1% su base annua. Il 2024 si chiude con una diminuzione del 3,5%. Di fronte a questo disastro, qualunque governo correrebbe ai ripari. Il nostro, non ci pensa neanche lontanamente“, commmenta Antonio Misiani, responsabile economico del Partito democratico. L’esecutivo Meloni, continua Misiani, “Usa il Green Deal europeo come capro espiatorio ma di fatto sta abbandonando l’industria italiana al proprio destino. Basta vedere cosa è stato deciso con l’ultima legge di bilancio, che ha drasticamente tagliato non solo il fondo automotive (-75%) ma l’insieme delle risorse stanziate per le politiche industriali, che passeranno dai 5,8 miliardi del 2024 a 3,9 miliardi nel 2025 fino a 1,2 miliardi nel 2027. Il programma Transizione 5.0 varato tra le fanfare, fa enorme fatica ad essere messo a terra. I costi dell’energia stanno esplodendo qui e ora ma la Meloni e i suoi ministri gettano fumo negli occhi con futuribili (e costosissimi) progetti nucleari. Il governo venga in Parlamento e spieghi all’Italia cosa ha intenzione di fare. Non possiamo rimanere impassibili di fronte alla desertificazione industriale del Paese.”
“Si registra – si legge nel comunicato diffuso da Istat – una crescita esclusivamente per l’energia (+5,5%)”: il prezzo del gas è schizzato di nuovo alle stelle, mentre l’Italia detiene il primato di Paese con le bollette più care d’Europa. Lo ricorda l’eurodeputata del PD Annalisa Corrado, responsabile per la conversione ecologica del partito: “L’Italia è ufficialmente il Paese europeo con le bollette più alte, ma il governo continua a non muovere un dito: +48% sulla Spagna, +40% sulla Francia, un aumento mostruoso del 44% in un anno. Intanto, il gas ai massimi storici, su un mercato tutto speculativo che scambia una minima parte del totale, e il prezzo dell’energia alle stelle strangolano imprese e famiglie, che vedono le bollette schizzare a prezzi mai visti prima”.
“Mentre i cittadini – aggiunge Corrado – vengono lasciati in balia dei mercati, le compagnie energetiche sono libere di arricchirsi con extraprofitti da capogiro“. Se il prezzo del gas sale, nella sostanziale indifferenza del governo, le aziende corrono ai ripari come hanno fatto dall’inizio del conflitto russo-ucraino: riducendo sensibilmente i consumi, con conseguente ripiegamento della produzione. Non ultimo, va ricordato che “dall’andamento dell’industria dipende ogni anno circa un quinto di tutto il prodotto interno lordo (PIL) italiano, il dato che indica la dimensione dell’economia nazionale”, come giustamente sottolinea Il Post.