“La sostanza della manovra non cambia. La manovra dà due miliardi in più alla sanità, e questi non sono né di destra né di sinistra. La manovra parla di questioni concrete e questo non cambierà per niente. E quante volte abbiamo parlato di Equitalia, non solo Equitalia, ma della filosofia che c’era dietro: ecco questo dal 2017 finalmente sparisce. Insomma la legge di bilancio c’è. Non si cambia”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi , in collegamento telefonico da Bruxelles con Rtl 102.5.
“Se l’Ue avrà osservazioni da fare ascolteremo ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni: gli sforzi li stiamo facendo e vogliamo dare un segnale ai cittadini non alle tecnocrazie di Bruxelles”. Sono pronte le osservazioni dell’Ue sulla manovra? “Non ne abbiamo parlato. Però il tema non cambia assolutamente niente. Potranno scrivere, come si fa sempre, una lettera per chiedere maggiori spiegazioni”.
“Non c’è nessun condono: chi ha preso la multa la deve pagare”, ha precisato il presidente del Consiglio. “A chi dice che il governo sta facendo i condoni o aiutando gli evasori, rispondo che ha fatto nel 2015 il miglior risultato negli ultimi sessant’anni: oltre 14 miliardi dalla lotta all’evasione. Dire che aiutiamo gli evasori è senza alcun riferimento alla realtà”.
“Dieci anni fa quando si è creata Equitalia, si è scelto un nome molto giusto ‘Italia equa’, ma poi si è fatto il contrario. I due padri, gli ex ministri Visco e Tremonti, hanno impostato Equitalia in una logica di sanzione, più che di raggiungimento dell’obiettivo, con un meccanismo che era punitivo per il cittadino”, ha detto Renzi. “Equitalia viene superata – ha spiegato – Si sceglie un meccanismo diverso non soltanto nella forma azionaria, societaria, ma anche nel metodo. Ecco perché la prima cosa, che spero partirà, dal 7 novembre, è un messaggino anziché un ufficiale giudiziario: se uno non paga una multa, anziché mandare subito una botta di sanzioni, gli si manda un sms dicendo dove si può pagare. Si continua a pagare, ma senza superinteressi troppo punitivi. Perché il fisco non deve essere ‘killer’ ma consulente dei cittadini”.
Parlando dei dati dell’occupazione, Renzi ha sottolineato come “sul 2016 rispetto al 2015 i numeri di contratti nuovi fatti in più sono di meno. Per forza, perché c’erano più incentivi. Ma il totale di nuovi posti di lavoro dal febbraio 2014 ad oggi e’ di 588mila posti di lavoro in più, secondo Istat: non è abbastanza. Ma il saldo continua a essere positivo anche se nel 2016 cresce meno del 2015”.
“Nel documento finale” del Consiglio europeo le parole sull’immigrazione, valuta Renzi, “vanno bene. Ma il problema dell’Ue non sono mai le parole, sono i fatti perché a parole sono tutti bravini. Vediamo, c’è qualche passo in avanti. Il punto che mi sembra finalmente buono è che tutti hanno capito che se vogliamo risolvere a monte il problema, occorre un diverso rapporto con l’Africa. C’è una disponibilità della Commissione a lavorare di più, Angela Merkel ha fatto un viaggio impegnativo in Africa”.
“La posizione di Obama” sull’Europa è quella espressa dal presidente statunitense in conferenza stampa alla Casa Bianca, “con parole che nel mio piccolo condivido totalmente”, ha spiegato il capo del governo. “Ha detto che l’Europa deve investire più sulla crescita che sull’austerity e che rischia di fallire, di non ripartire dopo Brexit”. “Poi io penso che tutti noi siamo molto preoccupati per quello che accade in Siria, in Libia, in Medio Oriente: le preoccupazioni del mondo sono davvero tante”, ha aggiunto, con riferimento a quanto emerso ieri da una riunione con gli eurodeputati del Pd a Bruxelles. “Mettersi a rincorrere le voci dalle riunioni credo che non serva, guardate quello che ha detto Obama alla Casa Bianca”.
A proposito delle polemiche sulla cena di stato con Barack Obama, il premier ha definito “allucinanti” le polemiche e le discussioni: “Per una volta si può pensare che quando ci sono eventi istituzionali sono istituzionali?” In particolare, “ci sono state anche polemiche per la presenza di Bebe Vio”, ha sottolineato il presidente del Consiglio. “Giù le mani da Bebe Vio e dalle altre persone individuate come rappresentanti dell’Italia. È una ragazza che con la sua gioia di vivere e il suo entusiasmo è un punto di riferimento per molte persone”.
La risoluzione dell’Unesco sui luoghi santi del Medio Oriente “è una vicenda allucinante, ho chiesto al ministro Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma. È incomprensibile, inaccettabile e sbagliato. Ho chiesto espressamente ieri ai nostri di smetterla con queste posizioni. Non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele. Se c’è da rompere su questo l’unità europea che si rompa”. Questo il commento del premier a proposito della decisione adottata dall’Unesco, con l’astensione dell’Italia, su Gerusalemme Est, voluta dai Paesi arabi a protezione del patrimonio culturale palestinese ma contestata da Israele, secondo il quale nega il legame millenario degli ebrei con la Città vecchia dove sorge il Muro del Pianto. “Sostenere – chiarisce Renzi- che Gerusalemme e l’ebraismo non hanno una relazione è incomprensibile, inaccettabile e sbagliato, come sostenere che al sole c’è il buio”. Dunque, afferma il presidente del Consiglio, “ho chiesto ai diplomatici di prendere posizione. Se uno ha qualcosa da dire su Israele la dica ma è inaccettabile che si dicano cose come questa, che sono un errore”.
Rispondendo ad una domanda sullo sciopero di oggi, Renzi ha osservato: “Rispetto l’autonomia sindacale. Non credo che i sindacati quest’anno contestino la manovra. Se ci sono alcuni sindacati che vogliono fare polemica sul referendum e in nome del No creare disagio ai cittadini credo che sarà un boomerang anche per loro”. Che in tv le ragioni del Sì al referendum siano più rappresentate “lo trovo discutibile: in tv trovo più facilmente le ragioni del No che quelle del Sì”, “Se poi guardiamo le trasmissioni, se io vado da Semprini la scorsa settimana, il martedì dopo c’è andato un deputato Cinque Stelle. Se domenica sarò da Lucia Annunziata è perché c’è stato D’Alema, e avevano iniziato le trasmissioni Di Maio e Di Battista. Facciamo l’elenco e vediamo chi partecipa a cosa, ma mi piacerebbe discutere di merito”, ha aggiunto. “Il quesito è stato ufficialmente approvato perché i grandi professori del comitato del No hanno fatto ricorso anche al Tar del Lazio e hanno perso anche lì. Ora andiamo al merito, questo referendum non è né su di me né sul governo”, ha poi evidenziato il capo dell’esecutivo.
“O il 4 dicembre vince il Sì, o se vince il No e il cittadino dice No alla riduzione dei parlamentari, nessuno abbasserà più il numero dei parlamentari”. Il referendum costituzionale, ha ribadito Renzi, “non è su di me nè sul governo: discutiamo del merito, indipendentemente da chi sostiene il Sì o il No. Non sulla base della simpatia o antipatia”. Ma, ha aggiunto, “a me questo atteggiamento potrebbe anche tornare utile perchè di là c’è un fronte che sa dire solo No che va da Berlusconi a Grillo, passando per D’Alema, Dini, Fini, Cirino Pomicino, De Mita e Monti”. Un elenco di persone che “se le metti tutti insieme in una stanza non sono in grado di dare un’idea alternativa alla nostra”.
“Sono totalmente d’accordo che la crisi demografica sia il vero problema. E devo dire che ancora non abbiamo fatto tanto. E’ vero che non è facile, perché non si può risolvere il problema come governo. Mi preoccupa di più la crisi demografica che quella democratica: l’Italia ha le culle troppo vuote, l’Europa ha le culle troppo vuote. Questo è il vero problema. Servono riforme strutturali sul tema della famiglia. Sulla famiglia abbiamo fatto un passo avanti importante quest’anno con 600 milioni di euro: si può fare di più, si deve fare di più. E speriamo l’anno prossimo di chiudere sull’Irpef”.
Le critiche alla missione su Marte indicano “un modo di concepire anche i rapporti con gli altri, sempre e soltanto in negativo”, da parte di chi “è capace solo di stare alla finestra e polemizzare, come quelli che davanti alla tv dicono che il rigore lo avrebbero tirato meglio loro…”. Per Renzi, la missione è stata “comunque un grandissimo passo in avanti, un passo in avanti che è in larga parte ‘made in Italy’. Qualcosa può non andare bene, ma non vuol dire che è tutto fallito. Provare e rischiare può portare a fare degli errori. Ma è il bello della vita. Questa è la differenza tra chi fa e chi urla solo e dice sempre No. Preferisco gente che ci prova e può sbagliare, a chi sta con arroganza alla finestra a dire che è tutto sbagliato e che il rigore lo avrebbe tirato meglio lui… Gli odiatori di professione godono anche se c’è un dato Istat negativo”.