«Ius soli e biotestamento sono la dimostrazione che questa legislatura è riuscita a tenere insieme i diritti sociali con quelli civili. Sarebbe un peccato non completare le riforme rimaste a metà». La ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli si augura che la rottura Pd-Ap non comprometta l’approvazione di «leggi importanti per l’evoluzione del Paese».
Ministra, pensa che lo Ius soli, ancora fermo in Senato, riuscirà ad arrivare fino in fondo?
«Sono fiduciosa, si tratta di un testo molto equilibrato che va a rafforzare quello che già stiamo facendo nella scuola, dove lavoriamo da tempo per l’inclusione sociale. Dare a tutti i bambini, indipendentemente dalle loro origini, le stesse condizioni di partenza per poter diventare in futuro cittadini attivi, lo considero un punto fondamentale».
Il biotestamento invece rischia di più?
«Spero che il clima di tensione che si è venuto a creare nella maggioranza non comprometta il dibattito e che si arrivi a un risultato di reciproco rispetto delle libertà individuali».
Quindi non tutto è perduto?
«Assolutamente no, questa legislatura non ha fatto solo gli 80 euro o il sostegno alle imprese, ma è riuscita a tenere insieme i diritti sociali con quelli civili, per rendere migliore la vita delle persone. Pensiamo alle unioni civili, o al “dopo di noi” che garantisce l’assistenza a alle persone con disabilità grave dopo la morte dei parenti che li accudiscono. E c’è un’altra norma ancora da approvare che nessuno cita».
E qual è?
«La legge sul cognome della madre, pure questa bloccata al Senato. Che si collega anche alla nuova legge elettorale, dove mi auguro venga prevista la norma antidiscriminatoria che mette uomini e donne nelle condizioni di avere pari rappresentanza. Nell’Italicum c’era, sarebbe assurdo dimenticarsene. Tanto più perché le forze politiche sono state responsabili nel trovare una larga convergenza sulla riforma elettorale».
L’orizzonte però è piuttosto ristretto.
«La scadenza della legislatura la deciderà il Capo dello Stato. Ora è importante che governo e Parlamento vadano avanti rispondendo ai bisogni concreti della società».
Soddisfatta dei risultati raggiunti sulla scuola? Che dice a chi protesta perché le scuole cadono a pezzi?
«La manovrina correttiva ha sbloccato i fondi per sostenere le start up innovative, sono stati stanziati soldi per la ricerca, e 15.100 docenti che già lavoravano nella scuola sono diventati organico di diritto. Per l’edilizia scolastica ci sono un miliardo e 300 milioni per l’adeguamento sismico e la ricostruzione delle scuole. Certo, dobbiamo accelerare la nostra azione anche in quegli istituti dove i muri sono scrostati, cade la maniglia o il vetro è rotto. Prima vengono le emergenze, è vero, ma non si può far vivere le scuole nel degrado, né edilizio né urbano».