Israele ha il diritto di esistere in pace e sicurezza. Ancora una volta, invece, in queste ore i cittadini israeliani si trovano da lunedì sotto il fuoco di centinaia di razzi sparati dal movimento terrorista di Hamas contro case, civili, persino una scuola. Si contano le vittime tra i civili, risuonano le sirene, i rifugi anti missile sono aperti. Le ripercussioni sulla stessa coesione interna di Israele sono drammatiche: le scene dell’assalto di un gruppo di arabi-israeliani a una sinagoga di Lod sono raccapriccianti.
I palestinesi hanno parimenti il diritto di vedere riconosciuto quanto previsto dagli accordi di Oslo, e cioè di poter vivere a loro volta in pace e sicurezza in uno stato sovrano e autonomo, entro i confini del 1967. Anche tra i palestinesi in queste stesse ore si contano le vittime, tra cui alcuni bambini.
E’ una dinamica purtroppo ben sperimentata nel conflitto israelo-palestinese.L a linea politica presente in entrambe i campi di chi vuole far saltare qualsiasi possibilità di convivenza tra i due popoli e soprattutto le azioni dei terroristi di Hamas e della Jihad islamica hanno questo obiettivo: minare le azioni dell’Autorità nazionale palestinese, far saltare qualsiasi possibilità di convivenza tra i due popoli, e in ultima istanza, sabotare la possibilità di uno stato autonomo di Palestina che conviva a fianco dello stato di Israele.
L’escalation di violenze, iniziata con gli scontri in seguito agli sfratti di Sheikh Jarra, è drammatica e sembra ancora una volta senza sbocco. Tutto questo avviene in un momento in cui in realtà nella regione ci sarebbe la concreta possibilità di un accordo più ampio che garantisca definitivamente l’esistenza di Israele e lo status dei palestinesi. Come ha scritto molto bene in questi giorni Emanuele Fiano, non c’è altro modo per tutelare questi due diritti se non con un processo politico che porti al mutuo riconoscimento. L’Italia, l’Europa si spendano per questo, chiedendo che intervenga il Quartetto. Condannando gli attacchi terroristici, chiedendo che venga rispettata il diritto internazionale
Non è un derby, come invece certe volte la questione viene rappresentata nel dibattito pubblico italiano. Di mezzo ci sono vittime civili, ci sono prospettive di vita. Ci sarebbe la possibilità di mettere fine a un conflitto decennale che ha coinvolto tutta la regione. Il ruolo degli attori esterni non è quello di parteggiare per gli uni o gli altri, né quello di contrapporre torto a torto, violazione a violenza. Noi, italiani, noi europei, abbiamo il dovere di non distogliere lo sguardo, di condannare gli attacchi ai civili e di premere finché si arrivi a un accordo. E’ quello che farà oggi il segretario nazionale Enrico Letta , quando chiamerà l’ambsciatrice dello stato di Palestina Abeer Odeh per esprimerle solidarietà per i morti civili e condannare le azioni di Hamas e della Jihad islamica, ed è quello che farà quando parteciperà al presidio in solidarietà con Israele organizzato dalla comunità ebraica di Roma. Per questo, continuiamo ripetere che serve una soluzione politica, che bisogna trovare una strada per due popoli due stati, che il conflitto non si risolve con gli sfratti, con le violenze, con i razzi, ma con il rispetto del diritto internazionale e con la mediazione. Davvero questa è l’unica strada, e qualsiasi forzatura da qualsiasi parte venga è un pericoloso sopruso.
Così in una nota Lia Quartapelle, Responsabile Europa, Affari internazionali e cooperazione allo sviluppo in Segreteria Nazionale PD