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Rosato: “Domani in piazza uniti contro il governo”

«Lavoriamo perché questo governo, che è a tutti gli effetti il governo Salvini, vada a casa il prima possibile». Ettore Rosato, parlamentare renziano e vicepresidente della Camera, chiama a raccolta i suoi compagni di partito per la manifestazione di domani a Roma».
 

Eppure le ragioni della manifestazione suonano vaghe.

 
«Nulla divago, si scende in piazza per due ragioni chiarissime: fare una netta opposizione al governo che, si è visto in questa settimana, sta inventando misure che fanno male al Paese; costruire le basi e le condizioni per una solida alternativa ai gialloverdi».
 

Pensa che riuscirete a riempire la piazza?

 
«Con noi ci saranno i nostri militanti, ma anche i cittadini che credono che la politica non possa farsi solo con Twitter. Io sono convinto che tutte queste persone scenderanno in piazza».
 

Vista questa aspra fase precongressuale, viene da chiedersi se ci saranno anche tutti i dirigenti.

 
«Ci saremo tutti, glielo assicuro. E saremo anche tutti uniti, perché sappiamo che un conto è la discussione interna, ma in piazza andiamo per difendere il futuro dell’Italia».
 

Non crede che gli scontri interni abbiano minato la vostra credibilità?

 
«Guardi, io vedo un enorme difetto in quella che viene considerata la nuova evoluzione della politica italiana: la mancanza di dibattito interno. Non esiste un grillino che contesti Di Maio, non esiste leghista che discuta ciò che decide Salvini. Noi risultiamo antichi e forse anche superati, ma conserviamo le regole della democrazia interna. Faccio autocritica e aggiungo: purtroppo abbiamo enfatizzato lo scontro al nostro interno oltre i limiti consentiti. Però, dall’altra parte, è stata annullata qualsiasi possibilità di discussione».
 

L’ha accennato lei. Pensa che il Pd, per scrollarsi di dosso il suo essere novecentesco, debba evolversi in una dimensione più movimentista? Molti suoi colleghi lo hanno proposto.

 
«A me sembra che tutti i punti di vista siano legittimi. Rimane però il fatto che ogni ipotesi si sta declinando all’interno del Pd, nella sua forma partito. Io sono favorevole a qualsiasi evoluzione, ma non vedo probabili né le svolte movimentiate né l’ipotesi che qualcuno se ne vada per costituire soggetti nuovi».
 

Il tema non la appassiona, però sarà d’accordo che prima o poi dovrà svolgersi, questo congresso.

 
«Indubbiamente, per questo condivido ciò che ha detto il segretario Martina, che ieri ha annunciato che le primarie verranno fissate entro fine gennaio. Avevamo detto che le avremmo fatte prima delle elezioni europee e ci stiamo arrivando».
 

Sento un ma, nelle sue parole.

 
«Ma il problema non è il quando, piuttosto lo è che cosa succederà dopo. Mi chiedo: sapremo accettare tutti il risultato? Sapremo essere leali al sostegno di chi si assumerà la responsabilità di guidare il partito? Oppure comincerà il tiro al piccione che ha colpito l’ex segretario Matteo Renzi? Io auspico questo: che si apra una stagione nuova di maggiore consapevolezza e senso di appartenenza».
 

La sinistra Pd ha il suo candidato in Nicola Zingaretti. E voi renziani?

 
«Un nome arriverà, glielo assicuro».
 

Poi toccherà alle elezioni Europee, le piace il progetto dell’alleanza che va da Tsipras a Macron, sottoscritto ieri da Renzi?

 
«Assolutamente. Un’alleanza forte e un messaggio comune su scala europea sono fondamentali. La campagna delle Europee sarà tutta tra chi pensa, come noi, che l’Unione Europea debba cambiare per diventare più forte e chi, come Salvini e Orban, la vuole smantellare».
 

Intanto, però, il governo gialloverde non perde consensi.

 
«Fino ad ora è andata avanti la luna di miele tra il governo e chi lo ha votato. Oggi, però, con una legge di bilancio come quella approvata ieri in Cdm e i 45 giorni di lungaggini per il dl Genova, io credo che questo Esecutivo stia cominciando a mostrare con chiarezza il suo vero volto: quello dell’incompetenza e di una campagna elettorale bugiarda. Forse, allora, la nostra serietà ci consentirà, con pazienza, di recuperare la fiducia degli italiani».
 

Teme gli effetti di questa manovra?

 
«Sono molto preoccupato. Avevano promesso il reddito di cittadinanza, hanno invece deliberato il debito di cittadinanza. Stanno caricando le future generazioni di un debito mostruoso, che non serve a promuovere sviluppo ma solo a sostenere una politica di abbassamento delle tasse per i ricchi e di assistenzialismo indifferenziato. Non si erano mai visti membri del governo che vanno su un balcone a festeggiare l’apertura di un grande mutuo sulle spalle degli italiani. La cosa che mi impensierisce di più sono i modi di questo governo, che procede senza rispettare le regole, a partire dagli attacchi ai magistrati da parte di Salvini e al Csm da parte di Bonafede».
 

Eppure, per ora, i populisti piacciono.

 
«Certo, a chi non piacerebbe avere meno tasse, più soldi e andare in pensione subito? A un certo, punto, però, il nodo arriverà al pettine: per spendere bisogna avere liquidità. Quando gli italiani scopriranno che le promesse si traducono in un maxi debito sulle spalle dei loro figli, in un aumento dei tassi di interesse per tutte le famiglie e le imprese, allora forse l’aria cambierà. Come hanno giudicato il 4 marzo, giudicheranno ancora».
 

Come risponde alle critiche di una vostra opposizione troppo debole?

 
«Fino ad ora l’attività parlamentare è stata quasi nulla. L’unico provvedimento è stato il Milleproroghe, che ha tolto soldi alle periferie e fatto un pasticcio sui vaccini. Noi abbiamo fatto ostruzionismo giorno e notte, ma mi rendo conto che per i giornali sia più interessante parlare dei dissidi interni».
 

Perchè, secondo lei?

 
«Guardi, glielo dico chiaramente: noi non saremo mai un’opposizione che salta sui banchi del governo e occupa il tetto della Camera. Per il Pd, anche stando all’opposizione, le regole della democrazia vanno rispettate. Non ci sentirà mai minacciare la magistratura o attaccare il presidente Mattarella come hanno fatto Lega e M5S. Se questo comportamento non fa notizia, pazienza».
 

Lei dice che gli italiani giudicheranno duramente questo governo. Tra 5 anni o prima, secondo lei?

 
«Noi lavoriamo perché il governo vada a casa il prima possibile. Quanto alla situazione in maggioranza, è evidente che ormai Di Maio è diventato poco più che un collaboratore di Salvini. Io penso che, prima o poi, Di Battista tornerà dal viaggio in America e andrà a bussare a qualche porta, e allora qualcosa succederà».
 

Insomma, siamo in pieno governo leghista?

 
«È evidente. Il M5S può anche mandare i suoi parlamentari con le bandiere in piazza, ma non sfugge a nessuno che a comandare e a prendere le scelte importanti è solo Salvini. Per questo dico che non so quanto questa alleanza reggerà».

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