«Noi sindaci che avevamo sostenuto la candidatura di Minniti restiamo nel Pd, questo sia chiaro». Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, è il capofila del gruppo dei 500 sindaci (quasi tutti renziani) che avevano spinto l’ex ministro dell’Interno. E ora si ritrovano senza candidato. E senza il leader carismatico, prossimo all’uscita dal Pd.
Vi sentite doppiamente orfani?
«Guardi, sono al telefono da due giorni con i colleghi. Nessuno mi ha detto che vorrebbe andarsene. Neppure se uscisse Renzi».
Non siete più renziani?
«Non si può fare un congresso e contemporaneamente alimentare un dibattito quotidiano su un nuovo partito. Le due cose non stanno insieme. Se si parla di un nuovo partito poi la discussione si inquina. E si arriva a questa situazione drammatica».
Ha condiviso la scelta di Minniti di ritirarsi?
«L’ho capita, e del resto siamo stati in contatto costante. Come fai a rappresentare un’area se dentro quell’area si ragiona di un nuovo partito?».
Dunque Renzi l’ha sabotato?
«La luna di miele del governo sta finendo. Se dici che sei preoccupato per il Paese allora devi dare una mano al Pd, non pensare ad altro».
Questo l’ha detto a Renzi?
«Ma certo. Lui mi ha assicurato che non se ne andrà. E io spero che mantenga questa promessa».
Adesso chi sosterrete al congresso?
«Non ci presteremo a campagne acquisti. Dovremmo fermarci tutti per 48 ore e ragionare insieme su come salvare il Pd. Ma Zingaretti e Martina non vogliono».
Perché dovrebbero? Ora sono rimasti solo in due.
«Nessuno chiede di fermare il congresso. Ma qui è a rischio la vita stessa del Pd e non si può fare neppure finta di niente. Come si fa a fare le primarie senza un pezzo del partito?».
Veramente Renzi sta pensando di andarsene da solo…
«Dei sindaci con cui parlo non lo seguirebbe nessuno. La scissione sarebbe un suicidio collettivo».