«Condivido le parole di Nicola Zingaretti al Corriere della Sera. L’esigenza non è partire da un nome ma da un’idea collettiva su come far fronte a questa situazione».
Virginio Merola, sindaco di Bologna, quale situazione?
«Mi sembra evidente che le batoste elettorali, a partire dal referendum, dimostrano che bisogna riflettere molto e, soprattutto, capire le ragioni della sconfitta».
Chi è il responsabile numero uno di queste sconfitte?
«In questo momento mi trovo a Monghidoro, paesino sull’Appennino, che fino agli anni 50 si chiamava “Scarica l’asino” perché si incontravano le carovane di merci portate con i muli. Ecco, è ora che la sinistra scarichi i suoi asini».
E chi sono?
«Bersani, ad esempio, ha perso milioni di voti pur arrivando al 25%».
Ce ne dica un altro.
«Penso a Renzi che ha ridotto il Pd al 18%. La sua linea politica è stata sconfitta. E andato contro corrente senza tenere conto dei forti segnali che sono arrivati dalle scadenze elettorali».
Si deve andare oltre il Pd?
«Bisogna aprire una nuova stagione della sinistra italiana e del Pd».
Come?
«Va ricostruito un Pd radicalmente democratico dove gli iscritti non votino solo i nomi ma anche i contenuti e i programmi».
E poi?
«Occorre ripartire dalla gente, dalla loro vita quotidiana. Altrimenti è finita».
Congresso subito o dopo le Europee?
«Subito, ma deve essere accompagnato da una costituente di tutta la sinistra. Non mi pare infatti che Bersani abbia ottenuto molto da una scissione».
Immagina una sorta di Ulivo 2.0?
«Le spiego: i partiti non sono più autosufficienti. Ma la costituente non può essere una mera somma di sigle. Altrimenti non si va da nessuna parte».
E allora cosa sarà?
«Bisogna partire dal basso, dai comuni, dalla società civile. È un percorso lungo, non mi illudo che basti poco. Pensare che basti aspettare gli errori degli altri sarebbe controproducente».
Cosa ne pensa del Fronte Repubblicano proposto da Calenda?
«Penso che non si tratti di costruire qualcosa contro o a favore».
Voterà Zingaretti al congresso?
«La sua candidatura è un fatto importante ma, come dice lo stesso Zingaretti, ancora prima del nome serve un documento programmatico dentro il Pd».
Il 7 luglio andrà all’assemblea?
«Sì, certamente, perché è essenziale fissare una data del congresso».