«Piazza Grande di Zingaretti, la Leopolda di Renzi, la riunione di Sinistra dem. Posso rivolgere una preghiera con tutto il cuore a chi organizza questi appuntamenti di ottobre? Non parlate solo ai vostri. Lasciate qualcosa a tutto i partito, anche a chi non sarà lì».
Maurizio Martina si prepara all’ultimo mese da segretario del Pd («l’atto conclusivo del mio mandato è il Forum di Milano dal 26 al 28 ottobre») con un appello all’unità, alla tenuta del partito: «La sfida alle destre è troppo grande e troppo importante per dividerci». E dice che le idee alla fine saranno importanti almeno quanto i candidati. «La destra ha cambiato pelle. Sono diventati nazionalisti dopo essere stati ultraliberisti. Con le nostre proposte, dobbiamo cambiare pelle anche noi».
I sondaggi segnalano una piccola inversione: la crescita del Pd e la decrescita di M5S5 Stelle e Lega. Merito di Piazza del Popolo o dei problemi sulla manovra?
«La piazza è stata una boccata d’ossigeno e una svolta. Era il segnale giusto, lo spirito di quelli giornata va tenuto vivo. Ma siamo solo all’inizio, ne sono consapevole. La tendenza va rafforzata, ma c’è».
La partita del Def pesa di più?
«Il ministro Savona, tra i principali ispiratori dell’impostazione governativa, ammette: la manovra va cambiata se sale ancora lo spread. Più chiaro di così. Gli italiani hanno cominciato a pagare a carissimo prezzo le scelte economiche del governo. C’è già più ingiustizia e meno equità. C’è la profonda contraddizione tra il finto sceriffo Di Maio che annuncia 6 anni di galera ai furbetti del reddito di cittadinanza e Salvini che propone il supercondono agli evasori oltre 500 mila euro».
Le contraddizioni non penalizzano gli alleati nei consensi.
«Ma ora iniziano a toccare la vita reale delle persone. Chi ha comprato i Btp a marzo a 10 mila euro oggi ha titoli che valgono 8.500 euro. Parliamo di piccoli risparmiatori, non di grandi investitori brutti e cattivi. Parliamo dei risparmi di una famiglia con due stipendi, un figlio e un mutuo e l’unica cosa che c’è nella manovra per loro è la rata del mutuo che schizza in alto».
Ce la fa il Pd a mettere al centro la questione sociale?
«Dobbiamo lavorare tantissimo. Ma esiste uno spazio nuovo, è il vero punto di attacco al governo. Dobbiamo spiegarlo bene e denunciarlo sempre».
Siete pronti per le elezioni europee? Salvíni ogni giorno mette un mattoncino al castello sovranista: alleanze, fronti trasversali.
«Salvini, Le Pen e Orbàn stanno costruendo la fine dell’Europa non l’Europa delle libertà. Orbàn e le libertà non stanno insieme, basta vedere come funziona il suo sistema».
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Però voi candidate alla guida dell’Unione Timmermans, attuale vicepresidente della commissione Ue. Non potevate trovare un altro nome?
«Dobbiamo lavorare unendo le energie di lotta per il cambiamento dello status quo. Timmermans è uno di questi».
Il Pd si presenterà da solo?
«Il Pd in Italia sarà il perno delle forze di centrosinistra alle elezioni europee. Ma deve aprire la sue liste, questo è chiaro. Apertura totale».
La data del congresso Pd?
«Il percorso è segnato: comincia dopo il Forum di Milano ed entro febbraio ci saranno le primarie».
Lei sarà candidato?
«Io ora faccio il segretario e penso al lavoro che dobbiamo fare fino al Forum di Milano».