Onorevole Martina, oggi la Camera esamina il taglio dei parlamentari. Al Senato avete votato no. Ora?
«Rilanceremo a M5S e Lega la sfida del cambiamento: volete davvero discutere di come si modernizza il Parlamento? Accettate di discutere l’emendamento che abbiamo già depositato dove proponiamo una sola Camera eletta direttamente dai cittadini, che vota la fiducia al governo. Una Camera di 500 parlamentari, anziché i 600 proposti da loro. Così faremmo una vera innovazione che andrebbe a toccare il punto fondamentale: superare il bicameralismo perfetto. La maggioranza ha il coraggio e la voglia di discutere questa proposta o ha bisogno solo di una bandiera propagandistica?».
Ma sembra scontato che Fico dichiari inammissibili i vostri emendamenti.
«Respingere in premessa la nostra proposta di confronto, sarebbe una forzatura inaccettabile. Significherebbe non consentire un libero dibattito in cui si discutono anche le proposte della minoranza. Se questo avvenisse chiederemmo conto alla presidenza della Camera del perché di tale inammissibilità. Io spero che ci sia ancora il margine per discutere nel merito. Toccare i numeri del Parlamento senza toccare le sue reali funzioni non è una riforma. È una proposta che rischia di cambiare poco e male. Perciò noi terremo il punto e chiederemo a Fico di ammettere il nostro emendamento, senza rifugiarsi dietro dichiarazioni di inammissibilità che non stanno né in cielo né in terra. Se non accadesse questo, probabilmente dopo saremmo costretti a ricorrere alla Corte Costituzionale anche come singoli parlamentari perché potrebbe venire lesa in radice la possibilità di intervento del singolo parlamentare nel percorso legislativo».
Ci sarebbe comunque una seconda Camera, come nella riforma Boschi?
«Si può discutere di come raccordare le autonomie locali, costituzionalizzando per esempio la Conferenza Stato-Regioni, o assegnando comunque a una seconda Camera, a questo punto non eletta direttamente dai cittadini, altre funzioni, facendo da raccordo con le autonomie».
Però voi proponete ciò che è stato bocciato nel referendum costituzionale di due anni fa.
«Io penso che l’esigenza di superare questo bicameralismo ripetitivo, in cui entrambe le Camere votano la fiducia e fanno lo stesso lavoro sia una questione ancora da affrontare e ritengo che oggi la stragrande maggioranza dei cittadini italiani oggi colga la necessità di superare questo modello parlamentare. Una vera forza del cambiamento deve puntare a questo obiettivo. Se si potesse costruire una discussione più avanzata e nuova fra maggioranza e minoranza su questo tema faremmo il bene del Paese».