“Credo che sia giusto essere preoccupati. Ce la potremmo cavare con l’ironia, dicendo che questo è un governo che per la prima volta ha fatto un decreto milleproroghe ad agosto. Arrivano sazi di nomine e digiuni di decisioni».
Paolo Gentiloni ha lasciato Palazzo Chigi meno di due mesi fa, il suo sguardo è ancora quello di chí valuta ciò che accade con il metro del governo. E tutto quel che vede lo allarma: dalle nomine alle minacce di aumentare il debito pubblico, dalla Rai alla fuga degli investitori internazionali. E per questo rilancia la necessità di costruire una nuova “alleanza per l’alternativa” che faccia perno sul Pd e che abbia all’interno le forze alla sua sinistra e i moderati, ma anche i corpi intermedi a cominciare dall’associazionismo.
«Però – avverte – è un errore pensare di avere davanti un gruppo di sprovveduti e sbruffoni. Rappresentano un’onda populista globale molto pericolosa. Che mette in discussione i fondamenti del sistema delle democrazie liberali. Va contrastata con serietà e credibilità».
Lei parla di una involuzione antidemocratica.
«Non mi riferisco a riedizioni del passato. Ma se penso che Orbàn, un loro alleato, distingue tra democrazia e principi liberali, allora non posso che preoccuparmi».
In realtà Beppe Grillo e Davide Casaleggio, i leader del Movimento 5Stelle, sostengono che il Parlamento è superato.
«A prima vista, corbellerie. Ma in mezzo mondo c’è chi alimenta sfiducia nei sistemi democratici. Vanno difesi e va messa in campo una alternativa. Rapidamente».
Rappresentano un’onda populista globale molto pericolosa. Che mette in discussione i fondamenti del sistema delle democrazie liberali. Va contrastata con serietà e credibilità
Perché rapidamente?
«Perché è possibile che le tensioni tra le tre componenti del governo esplodano».
Scusi, i partiti di governo sono due. Lei parla di tre componenti.
«Certo: il M5S, la Lega e i ministri che incarnano la stabilità e la continuità».
Si riferisce a Tria e Moavero?
«Non faccio nomi per non inguaiare nessuno».
Le tensioni cui si riferisce si concentreranno allora sulla legge di Bilancio?
«Ricordo che la nota di aggiornamento al Def va presentata entro settembre. I nodi quindi arriveranno al pettine entro 5-6 settimane. Oltre che occuparsi dei direttori dei tg Rai, dovranno dirci, ad esempio, a che livello fissano il rapporto deficit-Pil».
A proposito di Rai. Venerdì hanno indicato l’ad e il presidente. Il nome di Foa sta provocando una bufera.
«Giustificata. Il Presidente dovrebbe essere una figura di garanzia, figuriamoci. In genere vedo una ossessione per nomine e poltrone. Certo, chi governa ha il potere di decidere o proporre. Ma seguendo regole e rispettando le leggi. Non puoi cacciare così il cda delle Ferrovie. Non puoi passare giornate a Palazzo Chigi discutendo dei tg».
Ma forse c’è un disegno dietro queste designazioni.
«Certo. Però il Presidente può essere bloccato dal Parlamento».
Intanto i grillini sono intenzionati a bloccare la Tav. E non mancano le polemiche sul Tap.
«Se cancellassero la Torino-Lione sarebbe una cosa senza precedenti. Ma poi ci sono una serie di “se” che vanno chiariti. Cosa fanno, appunto sul Tap. Chiudono l’Uva? E l’Alitalia? L’incertezza disorienta le imprese e le famiglie. E sta minando la nostra credibilità internazionale. Altro che Italia che sbatte i pugni».
In che senso?
«In due mesi lo spread è salito di oltre 100 punti. Solo questo ci costa oltre 5 miliardi. A maggio gli investitori internazionali hanno ceduto Btp italiani per 34 miliardi. Sui mercati è tornato il rischio Italia, nonostante i fondamentali della nostra economia siano buoni. Il peggio deve ancora arrivare. Se si pensa di aumentare il debito pubblico, si sappia che non si va contro l’Europa. Si va a sbattere contro un muro internazionale».
Per questo Grillo ha rilanciato il referendum sull’euro?
«Il solo discuterne provoca danni economici alle famiglie italiane».
Anche il cosiddetto decreto dignità presenta gli stessi rischi?
«Al di là delle stime sui licenziamenti, non si calcola il pericolo di disincentivare gli investimenti al sud. E comunque i precari non si aiutano licenziandoli».
Vedo una ossessione per nomine e poltrone. Certo, chi governa ha il potere di decidere o proporre. Ma seguendo regole e rispettando le leggi. Non puoi cacciare così il cda delle Ferrovie. Non puoi passare giornate a Palazzo Chigi discutendo dei tg.
Però l’isolamento internazionale dovrebbe essere parziale. Domani Conte incontrerà Trump. I rapporti tra questo governo e la Casa Bianca sono piuttosto buoni.
«Che ci siano delle affinità è innegabile. Ma se l’Italia pensa di fare l’avamposto populista in Ue, si sbaglia di grosso. Trump difende gli interessi degli Usa, noi dovremmo difendere i nostri e quelli europei».
Però in una situazione del genere il Pd, il suo partito, sembra addormentato.
«Non direi. È reduce da una batosta. Ha bisogno di uno shock salutare e per questo serve il congresso il prima possibile».
E lei chi appoggerà?
«Si vedrà al congresso. E comunque non basta rimettere in sesto solo il Pd».
Che intende?
«Possiamo tornare a vincere se si costruisce un’alleanza per l’alternativa. Vanno coinvolti i corpi intermedi, l’associazionismo. Va tessuta una rete. E’ chiaro che ne dovranno farne parte anche mondi alla nostra sinistra, poi la Bonino. E c’è un’area moderata e liberale. Lavoriamo a una coalizione, partendo dalla società italiana nella quale c’è tanta politica anche fuori dai partiti».
Scusi, non è che sta riproponendo l’alleanza con Berlusconi?
«No. Per Forza Italia c’è semmai un altro problema. Mi chiedo fino a quando la destra moderata farà da portatrice d’acqua a Salvini. Certi problemi interpellano anche loro».
Qualcuno nel suo partito ritiene che si possa costruire anche un’intesa con il Movimento 5 Stelle.
«Non ha senso parlarne. Sono una forza chiave di questo governo, un’alleanza con loro non va da nessuna parte».
Il progetto per l’alternativa che tempi ha? Secondo lei quando si tornerà a votare?
«Lo scopriremo in autunno. Ma di certo il momento magico di questo esecutivo finirà».